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Bimbo ‘condannato’ al sondino a vita. A Milano il bisturi della salvezza

26 Maggio 2017 by serafini0
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Non ha mai potuto mangiare a causa di una malformazione. Operato al Policlinico di Milano, grazie anche al contributo di Cieli Azzurri Onlus e di una donazione privata, ora a 18 mesi ha potuto assaggiare per bocca la sua prima pappa.

Ha 18 mesi di vita, e da quando è nato non ha mai mangiato. E’ nato con una malformazione dell’esofago e della trachea che gli ha sempre impedito di deglutire: non ha mai potuto essere allattato, non ha potuto bere, nemmeno provare le prime pappe durante lo svezzamento. È cresciuto unicamente grazie a un sondino che gli portava il latte direttamente nello stomaco. Per l’ospedale che lo ha seguito, in Moldavia (il suo paese natale), questa condizione era una condanna: per i medici non c’era nulla da fare, avrebbe mangiato così per tutta la vita, e sarebbe sempre stato esposto a pericolose infezioni. Invece il bimbo oggi sta bene: la sua vita ha avuto una completa svolta, grazie ai chirurghi pediatrici della Fondazione Ca’ Granda Policlinico di Milano.

I genitori, infatti, non si sono rassegnati alla prima diagnosi, e hanno cercato sul web una possibile soluzione, anche all’estero. È così che sono venuti a conoscenza degli interventi di Ernesto Leva, direttore della Chirurgia Pediatrica del Policlinico di Milano, e hanno provato a contattarlo per chiedergli aiuto. Purtroppo c’è di mezzo la burocrazia: l’intervento è costoso, ci vogliono almeno 15mila euro; e la Moldavia non fa parte dell’Unione Europea, quindi gestire il rimborso sanitario è complicato. La soluzione arriva però in fretta, dal volontariato e dal contributo di un benefattore. L’associazione Cieli Azzurri Onlus, di cui lo stesso Leva fa parte e che ha progetti dedicati come ‘Bambini senza frontiere’, si rimbocca le maniche e si mette a caccia di fondi per operare il bambino; e i fondi arrivano subito, grazie alla famiglia di Tommaso Rocca che con una donazione personale permette di coprire tutte le spese.

“La chirurgia necessaria per questo bambino – spiega Leva – prevedeva un intervento molto complesso che in Moldavia non poteva venir eseguito per mancanza di strutture in grado di effettuarlo. In queste condizioni il piccolo sarebbe stato costantemente in pericolo di vita per rischio di infezioni ai polmoni”. L’Unità operativa di Chirurgia Pediatrica del Policlinico di Milano, al contrario, è uno dei Centri di riferimento nazionale ed europeo per casi così complessi, “data l’esperienza dei chirurghi che collaborano con anestesisti, otorinolaringoiatri, pediatri, neonatologi ed infermieri di eccellente livello clinico-assistenziale. Interventi di questo tipo – racconta – vengono realizzati da un team multidisciplinare in grado di gestire situazioni estremamente complesse, che ci rendono il vero ‘Policlinico Pediatrico di Milano’ nonché uno dei più importanti ospedali italiani in termini di ricerca clinica e cure per il bambino e per l’adulto”.

Il bimbo grazie ai fondi raccolti, arriva in Italia ad aprile e il 26 dello stesso mese viene operato al Policlinico. “La piena sinergia tra chirurghi pediatri ed anestesisti, che hanno gestito con tecnica mininvasiva un caso così complesso, e il personale infermieristico – aggiunge Leva – ha consentito che tutto andasse bene. Nei giorni scorsi il piccolo è stato dimesso in ottime condizioni generali e ha iniziato, per la prima volta nella sua vita, a mangiare e bere latte per bocca”.

“Questo caso è solo uno dei tanti che danno prova delle straordinarie capacità a cui ci hanno abituato i nostri professionisti – dice Simona Giroldi, direttore generale del Policlinico di Milano – e ancora una volta si conferma la grande sinergia tra l’ospedale, la beneficenza e il volontariato, che da sei secoli porta avanti la missione del Policlinico del prendersi cura di tutti, mettendo a disposizione le migliori conoscenze disponibili, valorizzando sempre il lato sociale ed umano e superando tutti i possibili ostacoli”.

Oggi il bimbo moldavo può vivere una vita uguale a quella di tutti i bambini, e a ricordo di questa esperienza avrà solo delle piccole cicatrici sul torace, unica traccia del delicato intervento.


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