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L’operazione è stata effettuata dal Nas di Genova e Agenzia Dogana della Spezia. La partita di giocattoli provenienti dalla Cina (ma con marchio CE  poi risultato falso) non rispondeva ai requisiti di sicurezza a causa di una consistente perdita di peli che possono causare problemi se ingeriti

Un’operazione congiunta tra i Carabinieri del N.A.S. di Genova e i funzionari antifrode della Agenzia della Dogane della Spezia ha impedito l’immissione nel circuito commerciale, nel periodo prenatalizio, di giocattoli pericolosi destinati ai bambini. Lo rendono noto i Carabinieri in un comunicato in cui specificano come le indagini abbiano “consentito di individuare una partita di giocattoli, provenienti dalla Repubblica Popolare Cinese, destinati ad una società di Forlì operante in ambito nazionale.

I successivi approfondimenti investigativi, condotti in un primo tempo attraverso l’analisi della documentazione concernente la sicurezza dei prodotti e, successivamente, mediante un campionamento di prodotto operato congiuntamente dai funzionari doganali della Spezia e dai militari del N.A.S. di Genova, hanno consentito di far emergere, all’interno del carico, la presenza di 2.616 giocattoli non rispondenti ai requisiti generali di sicurezza e ritenuti pertanto pericolosi per la salute pubblica, anche in considerazione dell’età dei soggetti cui erano destinati”.

Questi peluche presentavano una consistente e continua perdita di peli che può causare seri problemi per la salute qualora vengano ingeriti, aspirati oppure posti a contatto con gli occhi. Rilevante è stata la circostanza che i giocattoli in argomento fossero provvisti della prescritta marcatura CE, risultata falsa.

L’importatore è stato denunciato alla Procura della Repubblica di La Spezia per falso ideologico, violazione del codice del consumo e della normativa per la sicurezza dei giocattoli. Il valore dei giocattoli sottratti alla distribuzione ammonta a circa 50.000 euro. L’operazione condotta è il risultato della funzionale ed efficace cooperazione fra l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e il N.A.S. dei Carabinieri. Infatti, nel corrente anno, le attività congiunte hanno prodotto il sequestro di 35.000 confezioni di bolle di sapone contaminate, di migliaia di spade giocattolo e di numerosi peluche aventi le medesime criticità.


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La scuola è l’epicentro delle sopraffazioni. Le ragazze vittime soprattutto di violenza psicologica (68% dei casi), tra i maschi è comune anche la violenza fisica (23,5%). Le vittime femmine hanno più facilità a parlarne, soprattutto in famiglia. La maggior parte dei maschi, invece, sceglie di tacere. I risultati

Il bullismo non è più un fenomeno maschile. Tanto più nell’era del cyber bullismo, le differenze di genere si sono annullate e oggi le ragazze devono affrontare le prepotenze delle coetanee e dei coetanei tanto quanto i loro compagni maschi. Lo rileva un sondaggio online realizzato dall’Aied di Roma (Associazione italiana per l’educazione demografica) al quale hanno risposto 1.400 tra ragazze e ragazzi.

Le percentuali di chi dichiara di essere stato vittima di bullismo sono molto simili tra uomo e donna (63,64% e 67,97%). Gli edifici scolastici sono l’epicentro delle sopraffazioni (per l’85% delle femmine, per il 59% dei maschi).

Le ragazze vittime soprattutto di violenza psicologica (68% dei casi). Tra i maschi la violenza psicologica rappresenta il 35% dei casi, quella fisica il 23,5%.

Le ragazze si confidano, condividono con amiche e parenti e solo poco più del 25% preferisce tacere, magari nella speranza che l’episodio sia isolato. Dall’altra parte il 33 per cento dei ragazzi preferisce la via del silenzio che superano la richiesta di aiuto in famiglia. La maggior parte di coloro che decidono di non parlare lo fa per vergogna: il 38% delle ragazze, addirittura il 41% dei ragazzi.

Al quesito “Ha mai reagito?”, il 11,32% delle femmine risponde “Sì, sempre”, dato che sale a 18,18% tra i maschi. Dall’altra parte, il 34% delle femmine non ha reagito mai e lo stesso ha fatto il 27,27% dei maschi.

Ma cosa si può fare per contrastare il bullismo? Per i ragazzi e le ragazze che hanno risposto al sondaggio dell’Aied, la soluzione più efficace è “punire più severamente i bulli”.


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L’apprendimento della musica migliora le connessioni cerebrali nei bambini sani e potrebbe risultare utile in quelli con disturbi dello spettro autistico e disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD). È quanto emerge da uno studio condotto in Messico e pubblicato da RSNA.

L’apprendimento della musica migliora le connessioni cerebrali nei bambini sani e potrebbe risultare utile in quelli con disturbi dello spettro autistico e disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD). È quanto emerge da uno studio condotto in Messico e pubblicato da RSNA. Gli studiosi hanno riscontrato che dopo nove mesi di lezioni nei bambini sani, l’imaging del tensore di diffusione (DTI) rivelava una crescita delle fibre cerebrali e nuove connessioni in aree del cervello associate a disturbi dello spettro autistico e disturbo da deficit di attenzione/iperattività.

”L’esperienza musicale, quando si è molto piccoli, può contribuire a un miglior sviluppo cerebrale, ottimizzando la creazione e la fissazione di reti neurali, Inoltre favorisce il processo di mielinizzazione e stimola i tratti impegnati nelle regioni frontali, in particolare il forceps minor”, ha commentato Pilar Dies-Suarez, primario di radiologia presso l’ Hospital Infantil de Mexico Federico Gomez a Città del Messico, principale autrice dello studio. Il forceps minor è un fascio di fibre che collega le superfici laterali e mediali dei lobi frontali e si estende attraverso l’estremità anteriore del corpo calloso. Recentemente è stato studiato il suo coinvolgimento nei disturbi e nelle patologie legate alla corteccia frontale.

Lo studio
I ricercatori hanno studiato 23 bimbi di cinque e sei anni, senza una storia clinica di disturbi sensoriali, della percezione o neurologici. Nove di questi bambini avevano precedentemente seguito delle lezioni di discipline artistiche. Prima e dopo nove mesi di training musicale, questi bambini sono stati sottoposti a risonanza magnetica DTI, che individua cambiamenti microstrutturali nella materia bianca del cervello.

Dopo le lezioni di musica, i risultati dell’imaging del tensore di diffusione hanno mostrato un incremento nell’anisotropia funzionale in diverse aree del cervello, specialmente nel forceps minor. “Quando un bambino riceve un’istruzione di tipo musicale, il suo cervello viene spinto a eseguire diversi compiti”, aggiunge Dies-Suarez. “Tra questi figurano capacità uditive, cognitive, emotive e sociali, che sembrano attivare queste diverse aree del cervello. Tali risultati potrebbero essere emersi dalla necessità di creare maggiori connessioni tra i due emisferi del cervello”. Con ulteriori studi e repliche, i ricercatori sostengono che i loro risultati potrebbero essere utili alla creazione di strategie mirate di intervento in disturbi come autismo e ADHD.

Fonte: RSNA 2016


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Trenta coppie di gemelli monozigoti (cioè identici), ma di peso diverso saranno i protagonisti dello studio. Nei campioni biologici si cercherà di individuare le differenze associate ai diversi stili di vita e verificare così se, dopo l’adozione di un’alimentazione e uno stile di vita più equilibrati, queste differenze si saranno attenuate. In particolare, i ricercatori studieranno il danno al Dna e la sua riparazione.

Trenta coppie di gemelli monozigoti (cioè identici), ma di peso diverso saranno i protagonisti di uno studio, il primo del genere, che l’Istituto Superiore di Sanità intende avviare per analizzare i fattori che determinano la differenza di peso laddove c’è un patrimonio genetico identico.

Punto di partenza un check-up iniziale, ovvero un semplice prelievo di campione biologico (sangue, urine, feci). Poi il gemello sovrappeso/obeso farà un percorso di riequilibrio dietetico di 6-12 mesi al termine del quale verrà ripetuto il check-up ed eseguito un nuovo prelievo.

Proprio nei campioni biologici si cercherà di individuare le differenze associate ai diversi stili di vita e verificare così se, dopo l’adozione di un’alimentazione e uno stile di vita più equilibrati, queste differenze si saranno attenuate. In particolare, i ricercatori studieranno il danno al DNA e la sua riparazione, le molecole che segnalano una situazione d’infiammazione e la salute metabolica dei gemelli arruolati.

Questi potranno verificare anche da soli gli effetti del percorso proposto attraverso il profilo di lipidomica, un’analisi all’avanguardia del tipo e della quantità di grassi presenti nelle membrane cellulari, fornito gratuitamente all’inizio e alla fine dello studio insieme con consigli sullo stile dell’alimentazione.

Per partecipare allo studio è indispensabile: essere gemelli identici, uno di peso normale (normopeso) e l’altro sovrappeso oppure obeso, avere una differenza tra indici di massa corporea uguale o superiore a 3, avere un’età compresa tra 18 e 60 anni.

L’Indice di Massa Corporea (IMC) si calcola dividendo il peso (in kg) per l’altezza (in metri) elevata al quadrato. Esempio: l’IMC di una persona di 78Kg, alta 1,80m, è 78kg/(1,80m)2 = 78/3,24 = 24. Sono di peso normale (normopeso) le persone con IMC compreso tra 18,5 e 24,99; sovrappeso con IMC tra 25 e 29,99; obese con IMC maggiore di 30.

Come iscriversi

Chi volesse partecipare a questo studio, deve scrivere a registro.nazionale.gemelli@iss.it o telefonare dal lunedì al venerdì allo 06 4990 4173.

Il check-up gratuito avrà luogo presso il “Centro di eccellenza per la cura dell’obesità” del Policlinico Tor Vergata a Roma. Le eventuali spese di viaggio, vitto e alloggio sostenute dai gemelli saranno rimborsate.

Altre info sono disponibili su www.iss.it/gemelli o sulla pagina facebook del registro nazionale gemelli.

Lo studio è finanziato dal Ministero della Salute, ed è organizzato e condotto dai ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità (Dipartimento Ambiente e Prevenzione Primaria e Registro Nazionale Gemelli), dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata (Dipartimento di Medicina Interna) e del CNR (Istituto per la sintesi organica e la fotoreattività).


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La ASD New Volley Fucecchio e la Farmacia Serafini, spinti dalla comune convinzione che la salute è un bene primario, organizzano una serie di incontri informativi dal titolo “Salute in Movimento”.

Insieme a professionisti della salute, in modo semplice ed interattivo, scopriremo che non è poi così difficile stare bene!

Invitiamo tutte le Società Sportive, gli atleti, le atlete ed i loro genitori al secondo appuntamento di questa serie di incontri che si svolgerà Venerdì 2 Dicembre alle ore 21,00.

DIAMO I NUMERI…
Una giusta medicina promuove la prevenzione, intesa come tutela della salute e cure appropriate, cioè adeguate alla persona ed alla circostanza.

Gli incontri si svolgono presso l’Oratorio Santa Maria delle Vedute, Piazza Salvo D’Acquisto – Fucecchio.


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Il bambino, 8 anni, colpito da meningite da meningococco C, “è stato protetto dal vaccino che gli era stato somministrato nel 2009” e che “ha mitigato l’aggressività dell’infezione”, evidenzia l’assessorato alla Salute della Toscana. Sono 36 i casi di meningite da meningococco C in Toscana dall’inizio del 2016 ad oggi, 6 i decessi. Saccardi rinnova l’appello alla vaccinazione.

Sono migliorate nella notte le condizioni del bambino di 8 anni colpito da meningite da meningococco C e ricoverato nel tardo pomeriggio di ieri al Meyer. Lo riferisce una nota dell’assessorato alla Salute della Regione Toscana. “Il piccolo – si legge – sta rispondendo positivamente alle terapie e non è in pericolo di vita. Sveglio e sfebbrato, il bambino è stato protetto dal vaccino che gli era stato somministrato nel 2009, che ha mitigato l’aggressività dell’infezione”.

“Sono contenta di questo miglioramento e faccio al bambino i miei auguri per una pronta guarigione – ha detto l’assessore regionale al diritto alla salute Stefania Saccardi – Anche in questo caso il vaccino è servito ad attenuare la gravità della malattia. E dunque ancora una volta rinnovo il mio invito a tutti quanti rientrano nelle categorie per le quali il vaccino contro il meningococco C è indicato, a vaccinarsi, dal proprio medico di famiglia o dal pediatra, o agli ambualtori della Asl. Il vaccino è gratuito. La campagna straordinaria contro il meningococco C è stata prolungata fino al 31 marzo 2017”.

Ecco i dati sui casi di meningite da meningococco C diffusi dalla Regione Toscana e aggiornati al 23 novembre 2016:

Dall’inizio del 2015 ad oggi, in Toscana sono 58 i casi di meningite da meningococco C: 31 nel 2015, 27 nel 2016.

Nel 2015, i casi di meningite notificati sono stati complessivamente 38: 31 da meningococco C, 6 B, 1 W, 1 non noto.

Nel 2016, ad oggi i casi notificati sono 36: 27 di ceppo C, 6 B, 1 W, 1 X, 1 non tipizzabile. Tra questi casi, non è compreso quello della signora deceduta lunedì 21 novembre all’ospedale di Livorno, che era affetta da meningite pneumococcica, patologia che non può essere messa in relazione con i casi di meningite di tipo B o C registrati negli ultimi mesi in Toscana.

Nel 2015 sono decedute 7 persone: 6 che avevano contratto il ceppo C e 1 per il ceppo B.

Nel 2016 sono decedute 6 persone, tutte per il ceppo C.

Dall’inizio della campagna vaccinale straordinaria (fine aprile 2015) al 31 ottobre 2016, sono state somministrate in totale 717.457 vaccinazioni: 194.958 nella fascia di età 11-20 anni; 326.643 nella fascia 20-45; 195.856 dai 45 anni in su.

Al 31 ottobre, risulta che abbia aderito il 77% dei pediatri di famiglia e l’85% dei medici di medicina generale.

Per quanto riguarda i nuovi nati (che non rientrano nella campagna straordinaria di vaccinazione), a 24 mesi di età (quindi nati nel 2013) risulta una copertura del 91%.


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Il 58% dei bambini beve meno di un litro d’acqua al giorno, e solo un genitore su due si informa su quanta acqua abbiano assunto i propri figli.

Lo hanno affermato gli esperti durante il convegno ‘Bere bene per crescere bene’ oggi a Roma, durante la quale è stato presentato il primo decalogo su idratazione e bambini.

Secondo i dati presentati, frutto di una ricerca Gfk commissionata dal gruppo Sanpellegrino, un genitore su tre non conosce il corretto fabbisogno idrico dei bambini, uno su due considera un’idratazione corretta tra le principali leve per la salute e quattro su cinque dichiarano che i figli bevono solo quando hanno sete, cioè quando sono già disidratati. Anche per i bambini invece, spiega il decalogo realizzato dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, la regola è bere almeno otto bicchieri da 150 millilitri di acqua al giorno.

«Vorremmo che i genitori e il mondo della scuola recepissero il messaggio alla base dell’iniziativa – afferma Giuseppe Di Mauro, presidente Sipps – e cioè che una corretta idratazione è fondamentale per una sana crescita, al contrario una idratazione inadeguata è associata al peggioramento dello stato di salute».

L’insufficiente assunzione di acqua, ricorda Umberto Solimene, presidente della Federazione Mondiale del Termalismo (Femtec) è associata anche a un rischio maggiore di obesità. «I risultati di questa indagine ci fanno riflettere sulla necessità di colmare una lacuna informativa e di consapevolezza non solo dei genitori ma della popolazione generale».

ANSA


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La donna morta il 21 novembre al pronto soccorso di Santa Maria Nuova di Firenze era affetta da meningite di tipo C, contagioso. Nessun rischio contagio, invece, nel caso della donna di Viareggio deceduta all’ospedale di Livorno: “E’ morta per complicanze di natura vascolare a seguito di una meningite-cerebrite pneumococcica non contagiosa e quindi da non confondere con i casi di meningite di tipo B o C”, chiariscono le autorità sanitarie toscane.

Ancora un altro decesso in Toscana per meningite del tipo C. Si tratta di una donna morta ieri mattina al pronto soccorso di Santa Maria Nuova di Firenze. L’assessorato alla Salute della Toscana, invece, mette in guardia da ingiustificati allarmi per il decesso di un’altra donna avvenuto sempre ieri a Livorno e per la quale si era sospettato un altro caso simile e che era stato in un primo momento collegato ai ceppi B o C, quelli contagiosi: “La signora, di Viareggio, è morta per complicanze di natura vascolare a seguito di una meningite-cerebrite pneumococcica, non contagiosa”.

A dare i dettagli e rassicurare dal rischio contagio è anche una nota l’Azienda sanitaria Toscana nord ovest, che esprime “la proprie condoglianze alla famiglia della signora L. A. C., residente a Viareggio, deceduta ieri nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Livorno a seguito di complicanze tardive, imprevedibili e non prevenibili, di natura vascolare a seguito di una meningite-cerebrite pneumococcica”.

“La patologia riscontrata – ribadisce la Ausl – non è contagiosa e non deve essere confusa con quella di origine meningococcica per la quale l’Igiene Pubblica prevede l’offerta di una profilassi antibiotica a tutti coloro che negli ultimi giorni hanno avuto contatti stretti e prolungati o in ambiente chiuso con il soggetto in questione. Non vi sono quindi per questa vicenda precauzioni da prendere in nessun ambito. Tale caso non può quindi essere messo in relazione con i casi di meningite di tipo B o C registrati negli ultimi mesi in Toscana”.

Secondo i dati della Regione Toscana, aggiornati a ieri, dall’inizio del 2015 ad oggi, in Toscana sono 57 i casi di meningite da meningococco C: 31 nel 2015, 26 nel 2016.

Nel 2015, i casi di meningite notificati sono stati complessivamente 38: 31 da meningococco C, 6 B, 1 W, 1 non noto.

Nel 2016, ad oggi i casi notificati sono 35: 26 di ceppo C, 6 B, 1 W, 1 X, 1 non tipizzabile.

Nel 2015 sono decedute 7 persone: 6 che avevano contratto il ceppo C e 1 per il ceppo B.

Nel 2016 sono decedute 6 persone, tutte per il ceppo C.

Dall’inizio della campagna vaccinale straordinaria (fine aprile 2015) al 31 ottobre 2016, sono state somministrate in totale 717.457 vaccinazioni: 194.958 nella fascia di età 11-20 anni; 326.643 nella fascia 20-45; 195.856 dai 45 anni in su.

Al 31 ottobre, risulta che abbia aderito il 77% dei pediatri di famiglia e l’85% dei medici di medicina generale.

Per quanto riguarda i nuovi nati (che non rientrano nella campagna straordinaria di vaccinazione), a 24 mesi di età (quindi nati nel 2013) risulta una copertura del 91%.


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Una birra piccola al giorno può aiutare a preservare il colesterolo “buono” (Hdl) nel tempo.

Questo il messaggio che arriva dai risultati di uno studio americano, della Pennsylvania State University, condotto in Cina e presentato da Shue Huang alle American Heart Association’s Scientific Sessions 2016. Secondo i risultati dello studio, infatti, un consumo moderato di alcol, in particolare birra, può rallentare il declino del colesterolo ‘buono'(Hdl) con benefici per la salute, come la possibile prevenzione di problemi cardiovascolari anche gravi.

Gli studiosi hanno preso in esame 80mila adulti cinesi, considerando il consumo di alcol riferito e i livelli di colesterolo “buono” per più di sei anni. I livelli risultavano diminuiti in tutti i partecipanti allo studio, ma in coloro che facevano un consumo moderato di alcol (uomini che bevevano una o due unità di alcol al giorno e donne che ne consumavano mezza al giorno) la diminuzione era più lenta.

I ricercatori hanno quindi esaminato se i benefici dipendessero dal tipo di alcol consumato. Hanno trovato livelli di colesterolo “buono” Hdl diminuivano più lentamente con un consumo moderato di birra e in parte anche con i liquori.

ANSA


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