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Firmato da Fofi, Federfarma e Assofarm un protocollo con il Ministro Bonetti. “L’obiettivo è essere accanto alle donne in questo momento di ulteriore difficoltà, fornendo loro tutte le informazioni necessarie per chiedere aiuto e denunciare la violenza in sicurezza.

Il Documento

La Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, il presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI), Andrea Mandelli, il presidente di Federfarma Marco Cossolo, e il presidente di Assofarm Venanzio Gizzi, hanno firmato un protocollo d’intesa per potenziare l’informazione per le donne vittime di violenza domestica e/o stalking durante l’emergenza Coronavirus.

“L’obiettivo – si legge in una nota – è essere accanto alle donne in questo momento di ulteriore difficoltà, fornendo loro tutte le informazioni necessarie per chiedere aiuto e denunciare la violenza in sicurezza. Le farmacie presenti sul territorio nazionale riceveranno materiale informativo che consentirà alle donne di accedere alle prime indicazioni utili per prevenire ed affrontare in modo efficace eventuali situazioni di violenza o stalking da parte maschile. A questo scopo sono state predisposte delle linee guida informative, che saranno rese disponibili nelle farmacie. In particolare, sarà rafforzata la diffusione, anche attraverso l’esposizione di un cartello, del numero verde antiviolenza 1522, attivo h24, già oggetto in queste settimane di una campagna di comunicazione promossa dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.”

“Questa emergenza sanitaria rischia concretamente di esacerbare fenomeni gravissimi, come la violenza maschile contro le donne. Le farmaciste e i farmacisti italiani faranno tutto il possibile per offrire supporto alle donne esposte al rischio di violenza domestica, e per diffondere la conoscenza dei mezzi che la Presidenza del Consiglio, la Ministra Elena Bonetti e il Dipartimento per le pari opportunità hanno predisposto per contrastare questi atti criminali. Non possiamo permettere che in questo momento alla sofferenza si aggiunga altra sofferenza, che può e deve essere evitata. E vorrei chiudere con un appello: le donne sappiano che anche in queste dolorose circostanze possono contare sui farmacisti in tutto il Paese”, dice il presidente della FOFI, Andrea Mandelli.

“Le farmacie partecipano con slancio e impegno a questa importante iniziativa promossa dalla Ministra Elena Bonetti in favore delle donne che subiscono violenze in ambito domestico o azioni di stalking, peggiorate oggi dall’emergenza sanitaria e dalla necessità di restare a casa in contesti di convivenza forzata molto pesanti – dichiara il presidente di Federfarma, Marco Cossolo -. In farmacia veniamo a conoscenza di situazioni di forte disagio e grazie al dialogo che instauriamo quotidianamente con empatia e riservatezza possiamo assistere queste donne, fornendo loro tutte le informazioni utili per prendere coscienza della propria condizione e incoraggiarle ad autotutelarsi”.

“Ringrazio la Federazione degli Ordini Farmacisti Italiani, Federfarma e Assofarm, che ci sono accanto per aiutare tutte le donne vittime di violenza nella situazione di emergenza che stiamo vivendo – conclude la Ministra Bonetti -. Ci siamo finora attivati con diversi strumenti e continuiamo in questa direzione per dire alle donne che non sono sole e che possono contare sulle istituzioni e sulla rete della comunità nazionale, a partire dai centri antiviolenza e delle case rifugio. Non ci stancheremo di ripetere che la porta per uscire dalla violenza è e resta aperta e che questa battaglia si vince soltanto insieme. La collaborazione siglata oggi segna un altro passo su una strada di impegno per le donne che deve vederci tutti corresponsabili”.


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In un mondo governato dalla pace, ma persino in tempo di guerra, le donne, i loro diritti e la loro sicurezza devono essere garantiti e protetti. Non è così purtroppo e per questo il premio Nobel per la Pace di quest’anno è dedicato a tutte le donne brutalmente calpestate e umiliate dalla violenza sessuale, usata come strumento di guerra. I premiati sono Denis Mukwege e Nadia Murad, un medico e una ragazza Yazidi, per aver combattuto i crimini di guerra e chiesto giustizia per le vittime, anche a rischio della loro incolumità.

Il Nobel per la Pace 2018 è stato assegnato ex aequo a Denis Mukwege e a Nadia Murad; il primo è un ginecologo che, mettendo a rischio della propria vita, ha difeso e curato per tutta la vita le vittime della violenza; Nadia è invece una vittima di questo crimine di guerra, tanto crudele quanto silenzioso.

La violenza sessuale, e non da oggi purtroppo, è uno strumento di guerra. Se ne parla poco, un po’ perché distratti dalle cronache di morte e distruzione, ma anche per imbarazzo e, chissà, forse anche per malriposto pudore. Ma questo Nobel accende con decisione i riflettori su questo crimine e su chi lo perpetra, perché è giusto che i colpevoli paghino per questo scempio.

Denis Mukwege è un ginecologo che ha trascorso gran parte della sua vita ad aiutare le vittime della violenza sessuale presso l’Ospedale ‘Panzi’ di Bukavu nella Repubblica Democratica del Congo. Sono migliaia le donne trattate in questa oasi di pace per le ferite del corpo e dell’anima, un ‘effetto collaterale’ della guerra civile che in Congo ha fatto già 6 milioni di vittime. Mukwege è diventato il medico simbolo della lotta alla violenza sessuale sulle donne utilizzata come arma di guerra. Il suo motto è che la ‘giustizia è un affare che riguarda tutti’, tutti abbiamo il preciso dovere e la responsabilità condivisa di far conoscere e combattere questo crimine odioso. E la sua voce si è fatta sentire negli anni forte e chiara quando, mettendo a repentaglio la propria vita, ha condannato la violenza sessuale di massa restata impunita e criticato il suo governo, ma anche tutte le altre nazioni, per non aver preso iniziative decise contro questo crimine di guerra.

L’altra metà del premio è andata a Nadia Murad, una ragazza della minorità Yazidi del nord  dell’Iraq. Nadia è una delle tante ragazze brutalmente e ripetutamente violentate dai militanti dell’ISIS. Ma a differenza delle sue coetanee, sigillate dietro un muro di omertà e di vergogna, Nadia ha avuto il coraggio di parlare, di gridare al mondo cosa era stato fatto a lei e alle sue compagne. Nell’agosto del 2014 l’ISIS ha attaccato il distretto di Sinjar, travolgendo con la sua furia anche il villaggio di Kocho, dove Nadia viveva con la sua famiglia. L’intento era quello di sterminare la popolazione Yazidi, con tutti i mezzi. Diverse decine di migliaia furono le persone assassinate a Kocho. Ma le ragazze e le bambine hanno avuto una sorte forse ancora peggiore. Furono rapite e usate come schiave del sesso. Nadia era una di loro e non le è stato risparmiato nulla. Dopo un incubo di tre mesi, la ragazza, che all’epoca aveva poco più di vent’anni, è riuscita a fuggire. Ma non si è lasciata dietro l’orrore delle violenze. Ha voluto farlo conoscere al mondo, con coraggio e grande dignità. Nel 2016 è stata nominata dalle Nazioni Unite il primo ‘Goodwill Ambassador for the Dignity of Survivors of Human Trafficking’.

Il Nobel di quest’anno e il tema scelto arrivano nel decimo anniversario della risoluzione 1820/08 dell’ONU che stabilisce che il ricorso alla violenza sessuale come strumento di guerra rappresenta sia un crimine di guerra che una minaccia alla sicurezza e alla pace internazionale. Anche lo Statuto di Roma del 1998, che ispira il lavoro della Corte Criminale Internazionale, stabilisce che la violenza sessuale durante le guerre e i conflitti armati rappresenta una grave violazione della legge internazionale.

Un Nobel non è sufficiente a cambiare il mondo. Ma adesso nessuno potrà più dire di non sapere. Nessuno potrà più girarsi dall’altra parte. E’ tempo che la giustizia faccia il suo corso.


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La Regione Toscana sta impostando un’azione di sistema per il contrasto alla violenza di genere, fenomeno che sta assumendo dimensioni preoccupanti.

In quest’ottica parte una campagna di comunicazione per promuovere la conoscenza del numero gratuito di pubblica utilità antiviolenza e stalking 1522. Il numero è stato attivato dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed è collegato alla rete dei centri antiviolenza e alle altre strutture per il contrasto alla violenza di genere presenti sul territorio.

Il numero è attivo 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’anno ed è accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile, con un’accoglienza disponibile nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo.

Le operatrici telefoniche dedicate al servizio forniscono una prima risposta ai bisogni delle vittime di violenza di genere e stalking, offrendo informazioni utili e un orientamento verso i servizi socio-sanitari pubblici e privati presenti sul territorio nazionale. Il servizio mediante l’approccio telefonico sostiene l’emersione della domanda di aiuto, consentendo un avvicinamento graduale ai servizi da parte delle vittime con l’assoluta garanzia dell’anonimato.


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