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Continuano le operazioni dei Nas, di concerto con il ministero della Salute, per il contrasto alla vendita illecita on line di farmaci legati al Covid-19. Anche dopo la cessazione dello stato di emergenza e la progressiva riduzione delle misure emergenziali, il mercato virtuale veicolato dalla rete Internet si conferma fonte di commercio e approvvigionamento di farmaci, molto spesso non autorizzati, che vantano proprietà in grado di prevenire e curare diverse patologie.

L’attività investigativa dei Nas sinora condotta ha portato, nel 2022, i militari del reparto operativo a eseguire in totale 61 provvedimenti di blocco all’accesso dal territorio nazionale, ovvero di ‘oscuramento’.

Sulle vetrine virtuali dei siti oscurati erano offerti medicinali legati alla cura del Covid-19, a base di principi attivi soggetti a particolari restrizioni d’uso e specifiche indicazioni d’impiego clinico o sperimentale in relazione all’infezione da Sars-Cov-2. Tra i medicinali soggetti a prescrizione obbligatoria e presentati sui siti oscurati, anche alcuni a base di ioduro di potassio, indicati in casi di carenza di iodio, e altri contenenti tossina botulinica utilizzabili solo sotto controllo di personale sanitario, nonché dispositivi medici iniettabili per via sottocutanea, i filler, a base di acido ialuronico, anch’essi riservati all’esclusivo impiego da parte di sanitari. Gli interventi di blocco hanno compreso altri siti web connessi con l’illecita offerta on line di medicinali veterinari.

Da anni Federfarma (l’Associazione di categoria dei titolari di Farmacia) lavora in stretta sinergia con le Forze dell’Ordine e l’AIFA (Agenzia italiana del farmaco) per la lotta alla contraffazione dei farmaci che, se non dannosi per la salute, risultano spesso privi di qualsivoglia principio attivo.


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Truffe finanziarie, prodotti sanitari contraffatti, come kit di test illegali o non approvati, trattamenti non testati e presunte cure.

Se i social network hanno avuto, in particolare nelle fasi più difficili dell’emergenza, un ruolo importante di informazione, sono stati anche però al contempo terreno fertile per i raggiri.

Lo rileva una ricerca della University of California San Diego School of Medicine, pubblicata sul Journal of Medical Internet Research Public Health and Surveillance. I ricercatori hanno identificato migliaia di post sui social media in due piattaforme popolari – Twitter e Instagram – legati a truffe finanziarie e possibili merci contraffatte specifiche per coronavirus e trattamenti non approvati; da marzo a maggio 2020 quasi duemila solo negli Usa. T. Mackey, autore principale dello studio, fornisce tre suggerimenti chiave per identificare un post fraudolento o una truffa: 1-Se è troppo bello per essere vero, probabilmente non lo è.

Occorre fare attenzione quando vengono menzionate vendite all’ingrosso o rapide, prezzi economici e verificare affermazioni come l’approvazione della Fda e simili. 2- E’ probabile che sia illegale importare prodotti come i test COVID-19 da un altro paese. 3-Se il venditore sta conducendo affari o una transazione tramite messaggi diretti sui social media o un’altra applicazione di comunicazione non tradizionale, inclusi Skype o WhatsApp, probabilmente ciò che fa non è legittimo.


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