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Assumere molti farmaci, cosa piuttosto comune tra le persone anziane, può essere legato a diversi problemi di salute ma anche a una maggiore difficoltà nel camminare.

A puntare il dito contro la ‘politerapia’, ovvero l’assunzione di cinque o più farmaci diversi, è uno studio apparso sul Journal of American Geriatrics Society. I ricercatori hanno esaminato i dati di 482 persone di 65 anni o più per determinare quali cambiamenti nel sistema nervoso centrale si verifichino durante l’invecchiamento e come influenzino la capacità di camminare. Il 34% dei partecipanti assumeva cinque o più farmaci; il 10% più di otto.

I partecipanti, oltre a dover riferire tutti i farmaci che stavano prendendo, compresi gli integratori, sono stati esaminati dettagliatamente circa la loro salute fisica e mentale, all’inizio dello studio e durante il follow-up, dal 2011 al 2016. Ne è stata anche valutata la velocità di percorrenza di un tragitto di 20 metri, a piedi, al ritmo normale di camminata. Le persone in politerapia avevano maggiori probabilità di avere alta pressione, insufficienza cardiaca, diabete, sovrappeso e attacchi cardiaci. Inoltre avevano una velocità di camminata più bassa.

«La politerapia – spiega Nicola Ferrara, presidente Società Italiana di Geriatria e Gerontologia (Sigg) – è un problema rilevante perché aumenta il rischio di interazioni tra farmaci, di assunzioni non corrette ed effetti collaterali». Inoltre, è sottovalutato perché «erroneamente, spesso si ritiene che lassativi, integratori e farmaci da banco non siano ‘veri farmaci’ e quindi si omette di riferire al medico della loro assunzione».

Cosa fare dunque? «Ridurre la terapia ai soli farmaci indispensabili, prescriverli in modo chiaro ed educare il paziente e i familiari a riconoscere per tempo gli effetti collaterali».

ANSA


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Difficoltà a mangiare e a bere, diffusissima tra gli anziani e spesso causa di malnutrizione, dovuta all’assunzione di troppi farmaci.

Uno studio mostra che ben l’87% degli anziani che risiedono in Residenze sanitarie assistite assume da 1 a 4 farmaci al giorno che potenzialmente provocano “disfagia”, ovvero la difficoltà ad ingerire cibi solidi o liquidi.

Lo studio è stato condotto per 4 mesi dall’IIstituto Nazionale di Riposo e Cura per Anziani. Gli esperti hanno valutato lo stato nutrizionale e il numero medio di farmaci assunti al giorno, risultato pari a 8 con picchi di 19 nei casi più gravi. Il 34% degli anziani risultava malnutrito, il 40% aveva registrato negli ultimi sei mesi una perdita di peso non voluta superiore al 5%.

Sono tre i meccanismi con cui i farmaci incidono negativamente sulla deglutizione, spiega Claudia Venturini, coautrice dello studio. Il primo è l’effetto collaterale di medicine che riducono la produzione di saliva, riscontrato nell’11% del campione. Poi ci sono le complicanze dovute all’azione del farmaco stesso: è il caso dei narcotici che, agendo sul sistema nervoso, riducono vigilanza e attenzione. Alcuni farmaci infine producono danni alla parete dell’esofago, come alcuni antidolorifici o gli integratori per il trattamento dell’osteoporosi o per problemi cardiaci (riscontrati nel 29% dei pazienti).

ANSA


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