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Bastano 4.400 passi al giorno ( e non i famigerati 10 mila) per ridurre il rischio di mortalità tra le donne over 70.

Lo dimostra uno studio americano dell’Università di Harvard che non ha peraltro trovato differenze rispetto al rischio di morte, relative alla velocità con la quale viene effettuata una camminata. Insomma anche una passeggiata tranquilla aiuta a fare la differenza. Ormai non ci sono più scuse per restare sul divano…

In epoca di smartwatch o per gli amanti del vintage, di pedometri, l’attenzione al numero dei passi effettuati durante il giorno è sempre più forte e diffusa. Ma qualcuno ha fissato l’asticella dell’elisir di lunga vita dell’attività fisica a quota 10 mila passi al giorno. Che sono veramente tanti per alcuni (gli inattivi non ne fanno più di 2.000 al giorno tipicamente), mentre una passeggiata per altri. Adesso, però, un studio pubblicato su Jama Internal Medicine porta a rivedere questa soglia del benessere così manichea.

I-Min Leee colleghi del Brigham and Women’s Hospital di Boston e Harvard Medical School hanno analizzato i pattern di attività fisica di 17 mila donne di età media pari a 72 anni, poi sono andati a tenere traccia dei decessi per ogni causa nell’arco dei successivi 4 anni. Alle partecipati è stato chiesto di indossare un accelerometro (un device in grado di misurare l’accelerazione) sul fianco, durante le ore diurne, per 7 giorni. Quindi venivano rilevati il numero di passi giornalieri e la velocità della camminata (numero di passi/minuto).

Sono state oltre 500 le donne decedute nel corso del follow-up. Analizzando i dati dello studio, i ricercatori hanno evidenziato che le donne che facevano circa 4.400 passi al giorno, presentavano un rischio di mortalità ridotto del 41%, rispetto a chi si fermava a 2.700 passi al giorno. Aumentando il numero di passi, il rischio di morte continuava a diminuire fino ai 7.500 passi al giorno, al di sopra dei quali non continuava a scendere.

L’intensità della camminata invece non è risultata associata ad una riduzione della mortalità. La maggior parte delle partecipanti di fatto incedeva con intensità ‘moderata’.

“Il consiglio di camminare per 10 mila passi al giorno può scoraggiare – ammette Lee –  questo studio invece dimostra che anche un modesto aumento di attività fisica si associa ad una riduzione significativamente del rischio di mortalità tra le donne anziane e questo e questo dovrebbe essere incoraggiante. Insomma il nostro studio sottolinea ulteriormente il messaggio: cammina di più – anche un po’ di più fa la differenza’.


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Una camminata di 40 minuti con regolarità e a passo medio-veloce è alleata del benessere del cuore in menopausa.

Questa abitudine è infatti associata a una riduzione del 25% circa del rischio di insufficienza cardiaca (o scompenso cardiaco), una condizione in cui il cuore diventa troppo debole per pompare abbastanza sangue da soddisfare i bisogni del corpo. Il beneficio sembra essere indipendentemente dal peso corporeo o dall’esercizio svolto oltre alle camminate.

A evidenziarlo è uno studio condotto da Somwail Rasla, cardiologo al Saint Vincent Hospital che ha svolto durante la sua permanenza alla Brown University. La ricerca sarà presentata all’American College of Cardiology’s 67th Annual Scientific Session e ha analizzato le camminate a piedi e gli esiti in termini di salute relativi a 89.000 donne in un periodo di oltre 10 anni.

I dati sono tratti dalla Women’s Health Initiative, un ampio studio sulla salute delle donne, che ha raccolto informazioni sulle abitudini e la salute salute dal 1991 al 2005 di partecipanti che avevano tutte tra i 50 e i 79 anni al momento dell’inizio della ricerca. Gli studiosi hanno anche valutato il dispendio energetico complessivo delle donne mentre camminavano, tramite un calcolo noto come Metabolic Equivalent of Task (MET).

E’ emerso che quelle che facevano totalizzare i risultati migliori avevano il 25% in meno di probabilità di sviluppare insufficienza cardiaca rispetto a coloro che invece si collocavano al livello più basso. Frequenza, durata e velocità della camminata contribuivano in egual misura a questo beneficio complessivo. Le donne che camminavano almeno due volte alla settimana avevano un rischio di scompenso cardiaco inferiore del 20-25% rispetto a coloro che lo facevano meno frequentemente. Chi camminava per 40 minuti o più aveva un rischio inferiore del 21-25% rispetto a chi invece faceva passeggiate più brevi e anche il ritmo della camminata faceva la differenza.

ANSA


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Una lunga passeggiata o una nuotata possono essere la chiave per non portare a casa le frustrazioni del lavoro.

L’antidoto contro una brutta giornata in ufficio può essere ad esempio camminare, avendo cura se possibile di superare la soglia dei 10mila passi al giorno che è quella raccomandata, oltre a un buon sonno.

Emerge da una ricerca della University of Central Florida, pubblicata sulla rivista Journal of Applied Psychology. Gli studiosi hanno preso in esame 118 studenti di MBA, i master in Business Administration, che avevano già un impiego a tempo pieno, sottoponendoli a un sondaggio e facendo indossare loro per una settimana degli strumenti per monitorarne l’attività giornaliera. Sono stati infine sottoposti dei questionari anche alle persone con cui i partecipanti allo studio convivevano.

Dai risultati è emerso che i lavoratori che facevano oltre 10mila passi al giorno (per la precisione più di 10.900) avevano meno probabilità di discutere, litigare, di quelli che invece non superavano la soglia dei 7.000 passi. Secondo gli studiosi 587 calorie extra bruciate (pari a 90 minuti di camminata a ritmo molto sostenuto o un’ora di nuoto) possono neutralizzare gli effetti negativi dei problemi di lavoro (mortificazioni, sfruttamento, maltrattamenti ecc) aiutando anche non portarli a casa.

«I risultati sono particolarmente interessanti anche in relazione alle raccomandazioni date dai Centers for Disease Control e dall’American Heart Association di fare tra gli 8mila e i 10mila passi al giorno» evidenzia Shannon Taylor, autrice della ricerca «penso anche che lo studio ci dia una nuova prospettiva sull’importanza di dormire abbastanza e fare esercizio fisico. Non è solo un bene per noi, è un bene anche per il partner».

ANSA


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