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Solo dalla Finlandia, patria incontrastata della sauna poteva provenire uno studio di questo tipo. Che è tuttavia serissimo, condotto su un vasto numero di soggetti e per un arco temporale lunghissimo. Un gruppo di ricercatori dell’Università della Finlandia Orientale, dopo aver dimostrato che la sauna protegge il cuore dall’infarto e fa vivere più a lungo, torna a pubblicare su Age and Ageing dati che dimostrano come la sauna eserciti un importante effetto protettivo anche sul cervello. Chi fa di frequente la sauna insomma fa meno infarti ed ha un rischio di sviluppare una forma di demenza inferiore del 66% rispetto ai non entusiasti della cabina di legno con i carboni bollenti.

Fare di frequente la sauna protegge dal rischio di demenza. Lo ha stabilito uno studio realizzato dall’Università della Finlandia Orientale.

E a dimostrazione che non si tratti di un ‘promo’ per questa pratica così amata dai finlandesi, ma di uno studio scientifico in piena regola (pubblicato su Age and Ageing) lo dimostra anche la durata delfollow-up, che ha superato i 20 anni. In questo lungo lasso temporale, i maschi habitué della sauna (da 4 a 7 volte a settimana) hanno presentato un rischio di demenza ridotto di ben il 66% rispetto a chi in sauna si affaccia appena una volta a settimana.

Questa osservazione è stata fatta nell’ambito del Kuopio Ischaemic Heart Disease Risk Factor Study (KIHD), uno studio di popolazione prospettico che ha coinvolto oltre duemila uomini di mezz’età residenti nella parte orientale della Finlandia. In base alle loro abitudini di sauna i partecipanti sono stati divisi in tre gruppi: i ‘patiti’ (4-7 saune a settimana), i ‘tiepidi’ (1 sauna a settimana) e gli ‘intermedi’ (2-3 saune a settimana).

Andando a tirare le somme del rischio di demenza alla fine dei 20 anni di follow-up ne scaturisce che gli aficionados della sauna presentano un rischio di demenza inferiore del 66% rispetto ai ‘tiepidi’ e un rischio di Alzheimer inferiore del 65%.

Ma la sauna non fa bene solo al cervello; in passato l’analisi dei dati dello studio KIHD ha rivelato che chi fa molte saune presenta anche un ridotto rischio di morte cardiaca improvvisa, di mortalità in generale, di coronaropatie e di altri eventi cardiaci.

Secondo gli autori dello studio la sauna avrebbe insomma un effetto protettivo sia sul cuore che sulla memoria grazie a dei meccanismi condivisi ma ancora in gran parte inesplorati. “Di certo – riflette il coordinatore dello studio, il Professor Jari Laukkanen – la salute cardiovascolare ha importanti ripercussioni sul cervello. E anche il senso di benessere e di relax che la sauna regala possono giocare un ruolo in questo senso.”


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I bambini che in età prescolare vanno a letto e si svegliano tardi hanno maggiori probabilità di soffrire di disturbi del sonno rispetto ai loro coetanei mattinieri. È quanto emerge da uno studio condotto a Singapore pubblicato su Sleep Medicine.

I bambini che in età prescolare vanno a letto e si svegliano tardi hanno maggiori probabilità di soffrire di disturbi del sonno rispetto ai loro coetanei mattinieri. È quanto emerge da uno studio condotto a Singapore pubblicato su Sleep Medicine.“I problemi di sonno possono iniziare nella prima infanzia e spesso persistono durante lo sviluppo. Sono stati associati a conseguenze negative sulla salute che riguardano il comportamento, gli aspetti cognitivi ed emozionali”, spiega l’autore senior della pubblicazione, Birit Broekman, ricercatrice all’Istitute for Clinical Sciences, Agency for Science, Technology and Research di Singapore.

“Si sa ancora poco su come il cronotipo possa contribuire ai problemi di sonno nei bambini molto piccoli, che non vanno ancora a scuola. Questo studio dimostra che anche in età prescolare i bambini con cronotipi notturni possono avere problemi di sonno”, evidenzia Broekman.

Lo studio

I ricercatori hanno studiato alcune famiglie a Singapore, concentrandosi su 244 bambini tutti intorno ai 4 anni e mezzo. Le madri hanno compilato questionari che hanno permesso ai ricercatori di classificare, sulla base dei cronotipi, i bambini in mattinieri, intermedi o notturni. Inoltre, le madri hanno riportato i problemi relativi all’addormentamento dei figli, come porre resistenza per andare a letto, impiegare molto tempo per addormentarsi, sonnambulismo, disturbi respiratori durante il sonno.

I ricercatori hanno utilizzato anche i monitor per tracciare i ritmi sonno-veglia di 117 bambini nel corso di quattro giorni, per validare i diari del sonno tenuti dalle loro madri.

Sulla base delle domande sul cronotipo, 25 bambini sono stati giudicati mattinieri, 151 intermedi e 64 notturni. L’ora di andare a letto in settimana per i mattinieri era in media attorno alle 10 di sera e la sveglia era puntata alle 7:30 del mattino. Gli intermedi tendevano invece ad andare a letto verso le 22:45 per svegliarsi attorno alle 7:40. I notturni andavano a dormire verso le 11 e si svegliavano dopo le 8:30. Dopo l’aggiustamento per etnia e altri fattori familiari, i ricercatori hanno scoperto che i bambini con cronotipi notturni avevano più problemi di sonno rispetto ai bambini mattinieri o intermedi.

“Queste evidenze suggeriscono che il cronotipo potrebbe essere un fattore che contribuisce ai disturbi del sonno nella prima infanzia”, riflette Broekman. “Tutto ciò potrebbe potenzialmente avere un impatto negativo sul comportamento durante il giorno e lo sviluppo cognitivo, aspetto che resta da testare”.

Fonte: Sleep Med 2016


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I datori di lavoro devono, per legge, assumere dei disabili e per questo ottengono agevolazioni fiscali. Il dipendente assente dal lavoro per malattia, qualora questa sia correlata ad una invalidità riconosciuta pari o superiore al 67 percento, è esonerato dalla reperibilità alle visite mediche di controllo domiciliare, come stabilito dal Decreto Ministeriale del Lavoro e delle Politiche Sociali dell’11 gennaio 2016

Secondo la Legge 118/1971 si considerano mutilati e invalidi civili i cittadini affetti da minorazione congenita e/o acquisita (comprendenti) gli esiti permanenti delle infermità fisiche e/o psichiche e sensoriali che comportano un danno funzionale permanente, anche a carattere progressivo, compresi gli irregolari psichici per oligofrenie di carattere organico o dismetabolico, insufficienze mentali derivanti da difetti sensoriali e funzionali che abbiano subito una riduzione permanente della capacità lavorativa non inferiore a un terzo, o se minori di anni 18, che abbiano difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni proprie dell’età.

Al fine di tutelare i diritti costituzionali del cittadino invalido, è stata imposta ai datori di lavoro l’assunzione di lavoratori disabili, in cambio di agevolazioni fiscali per un periodo determinato. Il lavoratore avviato deve essere adibito a mansioni compatibili con le sue condizioni di salute. La verifica della compatibilità può essere richiesta sia dal dipendente che dal datore di lavoro, quando si verifichi un aggravamento della patologia o una modifica delle modalità lavorative.

Se la mansione risulta incompatibile, il datore di lavoro deve assegnarne un’altra di pari livello e, nel caso di impossibilità a reperirla, anche di divello inferiore ma con uguale retribuzione.

Il lavoratore al quale sia stata riconosciuta una riduzione della capacità lavorativa superiore al cinquanta per cento può fruire ogni anno di un congedo non superiore a trenta giorni per cure, eventualmente anche in periodi frazionati. Perché gli venga accordato il permesso di astensione dal lavoro, deve presentare al proprio datore apposita domanda, accompagnata dalla richiesta del medico convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale o appartenente ad una struttura sanitaria pubblica, dalla quale risulti la necessità della cura in relazione all’infermità invalidante riconosciuta. E’ inoltre tenuto a documentare in maniera idonea di essere stato sottoposto ad uno o più cicli di cure. In quest’ultima circostanza, la giustificazione dell’assenza può essere presentata con un’attestazione cumulativa. Durante il periodo di congedo, non rientrante nel periodo di comporto, il dipendente ha diritto a percepire il trattamento economico delle assenze per malattia. (Decreto Legislativo 18 luglio 2011, n. 119, Art. 7)

Il dipendente assente dal lavoro per malattia, qualora questa sia correlata ad una invalidità riconosciuta pari o superiore al 67 percento, è esonerato dalla reperibilità alle visite mediche di controllo domiciliare, come stabilito dal Decreto Ministeriale del Lavoro e delle Politiche Sociali, 11 gennaio 2016. E’ utile sapere che l’Inps ha comunque facoltà di effettuare i controlli sulla correttezza della certificazione e sulla congruità della prognosi, pur nel rispetto dei diritti del lavoratore, mediante la richiesta di visita fiscale. Un’eventuale assenza del lavoratore invalido che si verifichi in tali circostanze, non determina alcuna sanzione amministrativa.

Maria Parisi
Associazione nazionale medici fiscali


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Il magnesio, uno degli elementi chiave della dieta mediterranea, sembra essere uno ‘scudo’ contro problemi di cuore (in particolare delle coronarie), ictus e diabete.

Un’alimentazione ricca di questo minerale, contenuto ad esempio nelle noci, in alcune verdure a foglia verde, nel pesce e nella carne, riduce infatti l’insorgenza di tali malattie.

È quanto emerge da una ricerca della Zhejiang University pubblicata sulla rivista Bmi Medicine. Gli studiosi hanno preso in esame i dati di 40 studi precedenti che hanno visto coinvolte in totale oltre un milione di persone in nove Paesi.

Dai risultati, che sono stati resi omogenei, è emerso che coloro che assumevano più magnesio tramite la dieta, si trovavano quindi in uno schema appositamente realizzato nella più alta categoria per consumo di questo minerale, avevano un rischio del 10% più basso di andare incontro a malattie delle coronarie, del 12% più basso di ictus e del 26% più basso di diabete di tipo 2. I risultati indicavano anche che 100 mg in più al giorno di magnesio nella dieta potrebbero ridurre il rischio di ictus del 7% e diabete di tipo 2 del 19%.

“Le linee guida per la salute attuali raccomandano un apporto di magnesio di circa 300mg al giorno per gli uomini e 270mg al giorno per le donne – spiega l’autore principale della ricerca Fudi Wang – nonostante ciò, la carenza di questo minerale è relativamente comune, colpisce tra il 2,5% e 15% della popolazione”.

ANSA


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Diffuso il messaggio del Papa per la ricorrenza del prossimo 11 febbraio. “Ogni malato è e rimane sempre un essere umano, e come tale va trattato”. L’invito a trovare “un rinnovato impulso a lottare per il rispetto dell’integralità e della dignità delle persone, anche attraverso un corretto approccio alle questioni bioetiche, alla tutela dei più deboli e alla cura dell’ambiente”.

“Ogni malato è e rimane sempre un essere umano, e come tale va trattato. Gli infermi, come i portatori di disabilità anche gravissime, hanno la loro inalienabile dignità e la loro missione nella vita e non diventano mai dei meri oggetti, anche se a volte possono sembrare solo passivi, ma in realtà non è mai così”. È questo uno dei richiami di Papa Francesco nel messaggio, che sarà diffuso in occasione della XXV Giornata Mondiale del Malato, in programma l’11 febbraio 2017.

Una Giornata che il Papa auspica posso essere l’occasione per “trovare nuovo slancio per contribuire alla diffusione di una cultura rispettosa della vita, della salute e dell’ambiente; un rinnovato impulso a lottare per il rispetto dell’integralità e della dignità delle persone, anche attraverso un corretto approccio alle questioni bioetiche, alla tutela dei più deboli e alla cura dell’ambiente”.

Il messaggio integrale del Pontefice per la XXV Giornata Mondiale del Malato 2017

Cari fratelli e sorelle,

l’11 febbraio prossimo sarà celebrata, in tutta la Chiesa e in modo particolare a Lourdes, la XXV Giornata Mondiale del Malato, sul tema: Stupore per quanto Dio compie: «Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente…» (Lc 1,49). Istituita dal mio predecessore san Giovanni Paolo II nel 1992, e celebrata per la prima volta proprio a Lourdes l’11 febbraio 1993, tale Giornata costituisce un’occasione di attenzione speciale alla condizione degli ammalati e, più in generale, dei sofferenti; e al tempo stesso invita chi si prodiga in loro favore, a partire dai familiari, dagli operatori sanitari e dai volontari, a rendere grazie per la vocazione ricevuta dal Signore di accompagnare i fratelli ammalati. Inoltre questa ricorrenza rinnova nella Chiesa il vigore spirituale per svolgere sempre al meglio quella parte fondamentale della sua missione che comprende il servizio agli ultimi, agli infermi, ai sofferenti, agli esclusi e agli emarginati (cfr Giovanni Paolo II, Motu proprio Dolentium hominum, 11 febbraio 1985, 1). Certamente i momenti di preghiera, le Liturgie eucaristiche e l’Unzione degli infermi, la condivisione con i malati e gli approfondimenti bioetici e teologico-pastorali che si terranno a Lourdes in quei giorni offriranno un nuovo importante contributo a tale servizio.

Ponendomi fin d’ora spiritualmente presso la Grotta di Massabielle, dinanzi all’effige della Vergine Immacolata, nella quale l’Onnipotente ha fatto grandi cose per la redenzione dell’umanità, desidero esprimere la mia vicinanza a tutti voi, fratelli e sorelle che vivete l’esperienza della sofferenza, e alle vostre famiglie; come pure il mio apprezzamento a tutti coloro che, nei diversi ruoli e in tutte le strutture sanitarie sparse nel mondo, operano con competenza, responsabilità e dedizione per il vostro sollievo, la vostra cura e il vostro benessere quotidiano. Desidero incoraggiarvi tutti, malati, sofferenti, medici, infermieri, familiari, volontari, a contemplare in Maria, Salute dei malati, la garante della tenerezza di Dio per ogni essere umano e il modello dell’abbandono alla sua volontà; e a trovare sempre nella fede, nutrita dalla Parola e dai Sacramenti, la forza di amare Dio e i fratelli anche nell’esperienza della malattia.

Come santa Bernadette siamo sotto lo sguardo di Maria. L’umile ragazza di Lourdes racconta che la Vergine, da lei definita “la Bella Signora”, la guardava come si guarda una persona. Queste semplici parole descrivono la pienezza di una relazione. Bernadette, povera, analfabeta e malata, si sente guardata da Maria come persona. La Bella Signora le parla con grande rispetto, senza compatimento.

Questo ci ricorda che ogni malato è e rimane sempre un essere umano, e come tale va trattato. Gli infermi, come i portatori di disabilità anche gravissime, hanno la loro inalienabile dignità e la loro missione nella vita e non diventano mai dei meri oggetti, anche se a volte possono sembrare solo passivi, ma in realtà non è mai così.

Bernadette, dopo essere stata alla Grotta, grazie alla preghiera trasforma la sua fragilità in sostegno per gli altri, grazie all’amore diventa capace di arricchire il suo prossimo e, soprattutto, offre la sua vita per la salvezza dell’umanità. Il fatto che la Bella Signora le chieda di pregare per i peccatori, ci ricorda che gli infermi, i sofferenti, non portano in sé solamente il desiderio di guarire, ma anche quello di vivere cristianamente la propria vita, arrivando a donarla come autentici discepoli missionari di Cristo. A Bernadette Maria dona la vocazione di servire i malati e la chiama ad essere Suora della Carità, una missione che lei esprime in una misura così alta da diventare modello a cui ogni operatore sanitario può fare riferimento. Chiediamo dunque all’Immacolata Concezione la grazia di saperci sempre relazionare al malato come ad una persona che, certamente, ha bisogno di aiuto, a volta anche per le cose più elementari, ma che porta in sé il suo dono da condividere con gli altri.

Lo sguardo di Maria, Consolatrice degli afflitti, illumina il volto della Chiesa nel suo quotidiano impegno per i bisognosi e i sofferenti. I frutti preziosi di questa sollecitudine della Chiesa per il mondo della sofferenza e della malattia sono motivo di ringraziamento al Signore Gesù, il quale si è fatto solidale con noi, in obbedienza alla volontà del Padre e fino alla morte in croce, perché l’umanità fosse redenta. La solidarietà di Cristo, Figlio di Dio nato da Maria, è l’espressione dell’onnipotenza misericordiosa di Dio che si manifesta nella nostra vita – soprattutto quando è fragile, ferita, umiliata, emarginata, sofferente – infondendo in essa la forza della speranza che ci fa rialzare e ci sostiene.

Tanta ricchezza di umanità e di fede non deve andare dispersa, ma piuttosto aiutarci a confrontarci con le nostre debolezze umane e, al contempo, con le sfide presenti in ambito sanitario e tecnologico. In occasione della Giornata Mondiale del Malato possiamo trovare nuovo slancio per contribuire alla diffusione di una cultura rispettosa della vita, della salute e dell’ambiente; un rinnovato impulso a lottare per il rispetto dell’integralità e della dignità delle persone, anche attraverso un corretto approccio alle questioni bioetiche, alla tutela dei più deboli e alla cura dell’ambiente.

In occasione della XXV Giornata Mondiale del Malato rinnovo la mia vicinanza di preghiera e di incoraggiamento ai medici, agli infermieri, ai volontari e a tutti i consacrati e le consacrate impegnati al servizio dei malati e dei disagiati; alle istituzioni ecclesiali e civili che operano in questo ambito; e alle famiglie che si prendono cura amorevolmente dei loro congiunti malati. A tutti auguro di essere sempre segni gioiosi della presenza e dell’amore di Dio, imitando la luminosa testimonianza di tanti amici e amiche di Dio tra i quali ricordo san Giovanni di Dio e san Camillo de’ Lellis, Patroni degli ospedali e degli operatori sanitari, e santa Madre Teresa di Calcutta, missionaria della tenerezza di Dio.

Fratelli e sorelle tutti, malati, operatori sanitari e volontari, eleviamo insieme la nostra preghiera a Maria, affinché la sua materna intercessione sostenga e accompagni la nostra fede e ci ottenga da Cristo suo Figlio la speranza nel cammino della guarigione e della salute, il senso della fraternità e della responsabilità, l’impegno per lo sviluppo umano integrale e la gioia della gratitudine ogni volta che ci stupisce con la sua fedeltà e la sua misericordia.

O Maria, nostra Madre,
che in Cristo accogli ognuno di noi come figlio,
sostieni l’attesa fiduciosa del nostro cuore,
soccorrici nelle nostre infermità e sofferenze,
guidaci verso Cristo tuo figlio e nostro fratello,
e aiutaci ad affidarci al Padre che compie grandi cose.

A tutti voi assicuro il mio costante ricordo nella preghiera e vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

+ Francesco


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Prima il tam tam sui social, poi la notizia ufficiale della pericolosità delle vongole veraci per una concentrazione troppo alta del batterio E-Coli. Ora il ministero della Salute chiarisce: i prodotti dannosi per la salute sono stati ritirati dal mercato.

Le vongole veraci pericolose per la salute sono state già ritirate dal commercio. Dopo l’allerta massima, diramata in tutta Italia, per il consumo dei molluschi che potrebbero contenere il pericoloso batterio Escherichia Coli “oltre i limiti di legge”, arrivano i chiarimenti del ministero della Salute.

“Si precisa che l’allerta, citata dai social – si legge i una nota diffusa dal ministero – si riferisce ad una specifica non conformità – superamento dei limiti di E. Coli – rilevata in una singola area marina di produzione di molluschi, nel corso dei controlli ufficiali effettuati routinariamente dalle ASL. Il prodotto non conforme, peraltro, è già stato oggetto di ritiro dal mercato, misura a tutela della salute dei consumatori”.


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Meglio stare attenti al peso in adolescenza. Un indice di massa corporea (Bmi) alto in questa fase della vita può incidere negativamente sulle funzioni cognitive future, anche se poi magari si dimagrisce.

È quanto emerge da uno studio della Hebrew University-Hadassah Braun School of Public Health and Community Medicine, in Israele, pubblicato sulla rivista Journal of Alzheimer’s Disease.

I ricercatori hanno utilizzato dati di peso e altezza di 507 persone monitorate per oltre 33 anni a partire dall’età di 17. Tra i 48 e i 52 anni gli studiosi hanno sottoposto i partecipanti allo studio a una valutazione cognitiva computerizzata, mentre con diversi metodi è stata valutata la posizione socio-economica. «Abbiamo scoperto che un più alto indice di massa corporea nella tarda adolescenza e che continua sul lungo termine prediceva funzioni cognitive peggiori più tardi nella vita- spiega Jeremy Kark, autore principale della ricerca – è importante sottolineare che questo studio dimostra che l’impatto dell’obesità sulle funzioni cognitive nella mezza età può già cominciare nell’adolescenza, indipendentemente dalle variazioni di Bmi nel corso della vita adulta».

Un elemento protettivo sembra rappresentato da un buono status socio-economico dei ragazzi e dall’altezza, che sembra essere associata a migliori funzioni cognitive.

ANSA


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Nel pomeriggio, dalle ore 16,00 alle ore 20,00, sarà presente un’esperta estetista che, oltre a truccare gratuitamente, potrà suggerire tecniche e segreti per un make-up strepitoso.

Nell’occasione, sarà riservato un particolare sconto sull’acquisto dei prodotti per il trucco delle Linee La Roche Posay, Vichy, EuPhidra (non cumulabile con altre promozioni in corso).

Prenota la tua seduta trucco gratuita, rivolgendoti alla responsabile del Reparto DermoCosmetico, la dott.ssa Valentina.


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Comincia a crescere il numero di italiani colpiti dall’influenza: fino ad oggi sono stati già 500mila in meno di due mesi.

Come preannunciato, l’incidenza si conferma «lievemente superiore a quello delle precedenti stagioni influenzali», ma c’è ancora tempo per proteggersi dai virus attraverso il vaccino.

E’ quanto riporta InfluNet, il bollettino di sorveglianza epidemiologica delle sindromi influenzali coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Nella settimana dal 28 novembre al 4 dicembre 2016 l’incidenza settimanale (numero di casi per 1.000 assistiti rapportati all’intera popolazione italiana), sono stati circa 115.000, 20mila in più della settimana precedente e per un totale di circa 469.000 casi a partire dall’inizio della sorveglianza stagionale. Il valore dell’incidenza totale è pari a 1,89 casi per mille assistiti. Ma tra i bimbi sotto i 4 anni, la fascia più colpita, si registrano quasi 6 casi su mille. Le regioni con più segnalazioni sono state Piemonte, P.A. di Trento, Emilia-Romagna, Umbria, Marche, Lazio e in Campania, in cui sono stati registrati 3 casi per mille assistiti. Tuttavia, sottolinea il bollettino, «l’incidenza osservata in alcune regioni è fortemente influenzata dal ristretto numero di medici e pediatri che hanno inviato, al momento, i loro dati».

ANSA


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Secondo un nuovo studio statunitense, non esiste un livello sicuro di fumo. Anche fumare una sola sigaretta al giorno può contribuire ad un maggior rischio di decesso, soprattutto per cancro ai polmoni.

Un nuovo studio sostiene che anche i fumatori che consumano molto meno di un pacchetto di sigarette al giorno, sono esposti ad un maggior rischio di decesso precoce rispetto a chi non fuma.

“Non esiste un livello sicuro di fumo”, ha affermato l’autrice principale Maki Inoue-Choi, ricercatrice presso il National Cancer Institute di Rockville, nel Maryland.

“Anche i fumatori che fumavano regolarmente meno di una sigaretta al giorno presentavano una maggiore probabilità di decesso nel nostro studio rispetto a chi non aveva mai fumato”, ha continuato.

Il fumo di tabacco rappresenta un importante problema di salute pubblica e, ogni anno, reclama circa cinque milioni di vite in tutto il mondo, osservano i ricercatori su JAMA Internal Medicine, online il 5 dicembre.

Un crescente numero di fumatori tendono a essere fumatori “leggeri”, consumando meno di un pacchetto di sigarette al giorno, scrivono gli autori. Questo soleva essere il modo in cui le persone diminuivano gradualmente questa abitudine fino a smettere, ma ora è sempre di più un modello che i fumatori seguono per anni.

Per avere un quadro più chiaro degli effetti sulla salute del fumo leggero, i ricercatori hanno monitorato più di 290.000 adulti tra i 59 e gli 82 anni, tra cui più di 22.000 fumatori attuali e più di 156.000 ex fumatori, che hanno completato dei sondaggi nel 2004 e nel 2005.

Nel 2011, rispetto ai soggetti che non avevano mai fumato, gli adulti che avevano fumato regolarmente almeno una parte di una sigaretta al giorno, avevano il 64% di possibilità in più di morire per qualsiasi causa, ha riscontrato lo studio.

Fumare da una a 10 sigarette al giorno è risultato associato all’87% in più delle probabilità di morire per tutte le cause durante lo studio rispetto al non fumare affatto.

In particolare, i decessi per cancro ai polmoni erano più probabili tra i fumatori che tra i non fumatori. Le possibilità di decesso per cancro al polmone erano nove volte più elevate con l’abitudine anche di una sola sigaretta al giorno, mentre fumare fino a 10 sigarette al giorno era legato a un rischio superiore di 12 volte di decesso per cancro al polmone.

Gli ex fumatori stavano meglio quando smettevano da giovani. Per esempio, chi fumava da una a 10 sigarette al giorno e ha smesso dopo i 50 anni presentava il 42% in più di rischio di decesso per tutte le cause durante il periodo di studio rispetto a chi aveva smesso prima.

Un limite dello studio,notano gli autori, risiede nel fatto che i ricercatori stessi si sono affidati ai partecipanti per farsi raccontare accuratamente quanto avevano fumato anche in passato.

Tuttavia, anche così i risultati dovrebbero rafforzare il fatto che anche i fumatori leggeri possono andare incontro a seri problemi di salute con questa abitudine.

“Il messaggio è che tutti i fumatori dovrebbero smettere, anche se fumano solo occasionalmente o pochissime sigarette al giorno”, ha dichiarato Jean-Francois Etter, ricercatore presso l’Università di Ginevra in Svizzera, non coinvolto nello studio.

Lo studio ha anche mostrato un beneficio molto ridotto della riduzione da due pacchetti a mezzo pacchetto al giorno, ha detto Judith Prochaska, ricercatrice presso la Stanford University in California, non coinvolta nello studio.

“I fumatori leggeri spesso sminuiscono il loro uso di tabacco – possono addirittura identificarsi come non fumatori – e possono razionalizzare il loro comportamento come una pratica a basso rischio”, ha continuato.

“I risultati devono forzare i medici ad intervenire con i pazienti che riferiscono qualsiasi livello di uso di tabacco”, ha concluso Prochaska. “Come messaggio motivazionale si può dire che prima le persone smettono di fumare, più avranno benefici in termini di salute mentre gli anni di vita si prolungano”.

Fonte: JAMA Internal Medicine 2016


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