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Funziona la prima cellula staminale sintetica.

È stata realizzata per ottenere tutti i benefici delle cellule staminali, eliminando i rischi. Questa prima versione è una cellula cardiaca, ma la tecnica permette di ottenere cellule staminali artificiali di molti altri organi e tessuti.

Descritto su Nature Communications, il risultato si deve al gruppo coordinato da Ke Cheng, della North Carolina State University. Trapiantate in topi con infarto del miocardio, queste cellule si sono legate ai tessuti cardiaci e hanno riparato quelli danneggiati, con una efficacia paragonabile a quella delle cellule staminali cardiache.

Le terapie con le cellule staminali rappresentano una strategia promettente nel campo della medicina rigenerativa. Queste cellule, infatti, possono riparare tessuti o organi danneggiati, grazie alla secrezione di proteine con proprietà rigenerative. Tuttavia il trapianto di queste cellule è associato con il rischio di sviluppo di tumori e rigetto immunitario. Le cellule staminali artificiali invece hanno le stesse funzioni di riparazione dei tessuti ma senza rischi.

Sono state ottenute con un materiale biodegradabile chiamato Plga (acido lattico co-glicolico) nel quale sono stati aggiunte le proteine prodotte da staminali cardiache umane in coltura. Infine, queste cellule sono state rivestite con la membrana delle cellule staminali cardiache.

ANSA


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E’ online da una decina di giorni sul sito dell’Agenzia delle Entrate la bozza della Certificazione Unica 2017 relativa ai redditi 2016. Lo ricorda Federfarma in una circolare che riassume le novità in materia introdotte dal decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio per il nuovo anno. Tra queste, lo slittamento dal 28 febbraio al 31 marzo del termine per la consegna del modello da parte dei sostituti d’imposta, mentre resta confermata al 7 marzo la scadenza per la trasmissione telematica delle certificazioni uniche da parte dei datori di lavoro e degli enti pensionistici.

Il nuovo modello, inoltre, prevede una specifica sezione per i premi di risultato, dove sarà possibile riportare anche la partecipazione agli utili d’impresa da parte dei lavoratori (ai quali dal 2016 viene riconosciuta l’applicazione di un’imposta agevolata del 10%).

Tra le novità, ci sono anche i campi per gestire il regime speciale relativo ai redditi di lavoro dipendente prodotti in Italia da lavoratori che trasferiscono la residenza nel territorio dello Stato e che concorrono alla formazione del reddito complessivo limitatamente al 70% del suo ammontare.

È stata infine introdotta una nuova sezione per gestire i dati relativi ai rimborsi di beni e servizi non soggetti a tassazione effettuati dal datore di lavoro.


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La Regione Toscana sta impostando un’azione di sistema per il contrasto alla violenza di genere, fenomeno che sta assumendo dimensioni preoccupanti.

In quest’ottica parte una campagna di comunicazione per promuovere la conoscenza del numero gratuito di pubblica utilità antiviolenza e stalking 1522. Il numero è stato attivato dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed è collegato alla rete dei centri antiviolenza e alle altre strutture per il contrasto alla violenza di genere presenti sul territorio.

Il numero è attivo 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’anno ed è accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile, con un’accoglienza disponibile nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo.

Le operatrici telefoniche dedicate al servizio forniscono una prima risposta ai bisogni delle vittime di violenza di genere e stalking, offrendo informazioni utili e un orientamento verso i servizi socio-sanitari pubblici e privati presenti sul territorio nazionale. Il servizio mediante l’approccio telefonico sostiene l’emersione della domanda di aiuto, consentendo un avvicinamento graduale ai servizi da parte delle vittime con l’assoluta garanzia dell’anonimato.



Arriva il grazie delle farmacie terremotate dell’Umbria per gli aiuti raccolti da Federfarma nazionale tra le proprie rappresentanze e in via di distribuzione alle associazioni territoriali del sindacato. Lanciata ai primi di settembre e chiusa il 30 novembre, la raccolta fondi della Federazione ha messo assieme più di 192mila euro, utilizzati in parte per l’acquisto dei container che hanno dato ospitalità alle farmacie distrutte e in parte per sostenere i farmacisti in difficoltà.

«A nome mio e dei farmacisti titolari dell’Umbria» scrive il presidente dell’Unione regionale, Augusto Luciani, in una lettera indirizzata alla presidente nazionale della Federazione, Annarosa Racca «ti ringrazio per la concreta dimostrazione di solidarietà che i colleghi di tutta Italia hanno saputo dare a sostegno e supporto delle farmacie della Valnerina, così duramente colpite da un sisma che pare non fermarsi mai. Le farmacie e il servizio farmaceutico territoriale nno si sono fermati un giorno».

Il ringraziamento, prosegue la lettera, va anche ai titolari, alle associazioni e alle unioni «che hanno contribuito, come sempre, che hanno testimoniato concretamente la propria capacità di farsi carico dei problemi degli altri». Sarà cura di Federfarma Umbria, conclude Luciani, «aggiornarti costantemente sull’impiego delle risorse che farai pervenire e che contribuiranno certamente a rendere meno dura la ricostruzione».


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È quanto emerge da uno studio di piccole dimensioni, condotto nel Regno Unito e pubblicato da BMC Psychiatry. Dei 54 partecipanti allo studio, 25 hanno considerato i loro animali domestici come facenti parte della loro rete sociale. E circa il 60% degli animali è stato collocato nel cerchio più vicino al proprietario, e il 20% li ha posti nel secondo cerchio.

Secondo quanto suggerisce uno studio di piccole dimensioni, condotto nel Regno Unito e pubblicato da BMC Psychiatry, gli animali domestici da compagnia, potrebbero svolgere un ruolo attivo nel trattamento a lungo termine dei problemi di salute mentale dei loro proprietari.

Helen Brooks e colleghi, della University of Manchester, hanno intervistato 54 persone che avevano già ricevuto una diagnosi di problemi di salute mentale a lungo termine, e hanno dedicato particolare attenzione all’esperienza quotidiana del vivere giorno per giorno con una malattia mentale. I ricercatori hanno, in pratica, chiesto ai partecipanti di valutare il rapporto, il valore e il significato degli animali domestici nella loro vita. Allo scopo i partecipanti allo studio hanno ricevuto un diagramma con tre cerchi concentrici attorno ad una piazza che rappresentava il proprietario dell’animale. È stato chiesto loro di scrivere i nomi di persone, luoghi e cose che hanno dato loro un sostegno. Ebbene, dei 54 partecipanti, 25 hanno considerato i loro animali domestici come facenti parte della loro rete sociale. E circa il 60% degli animali è stato collocato nel cerchio più vicino al proprietario, e il 20% li ha posti nel secondo cerchio.

Helen Brooks ha in primo luogo sottolineato che diversi animali, in questo studio, sono stati visti come il supporto sociale più importante e centrale nella vita dei proprietari, fornendo spesso rapporti sicuri e altrimenti non disponibili con altri esseri umani. In proposito uno dei partecipanti parlando del suo cane ha detto di potersi fidare di lui più che delle persone. E un altro partecipante, riferendosi al suo gatto, lo ha reputato in grado di percepire da solo, senza bisogno di chiamarlo, quando avesse bisogno di compagnia. In definitiva gli autori ritengono che i loro risultati siano molto indicativi su quanto un animale domestico possa essere d’aiuto al suo proprietario, specie se malato di mente, anche fornendo una presenza fisica costante. Altri ricercatori hanno valorizzato lo studio precisando come in Australia e negli Stati Uniti l’impiego di animali domestici bisognosi di cure, se per esempio affidati ad anziani soli, a loro volta bisognosi di attenzione e compagnia, abbaia già portato a buoni risultati.

Fonte: BMC Psychiatry 2016


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I ricercatori della Harvard University di Boston hanno verificato il rischio di obesità in relazione al tempo trascorso sia davanti allo schermo della TV che a schermi più piccoli su un campione rappresentativo a livello nazionale di 24.800 bambini e ragazzi dai 9 ai 12 anni. Dai risultati è emerso che l’abitudine di trascorrere almeno 5 ore al giorno alla TV ha aumentato del 78% le probabilità di obesità.

Non è una novità il fatto che trascorrere troppo tempo davanti alla TV possa costituire un fattore di rischio notevole per l’insorgenza di obesità, specie per bambini e ragazzi che, proprio durante le ore trascorse davanti allo schermo, sono propensi a consumare maggiori quantità di cibo spazzatura e di bevande gasate e zuccherate.

Partendo da queste premesse Erica Kenney, che si occupa di salute pubblica presso la Harvard University di Boston, ha voluto verificare il rischio di obesità in relazione al tempo trascorso sia davanti allo schermo della TV che a schermi più piccoli come quelli di pc, tablet, smartphone e console. Kenney e colleghi hanno esaminato i dati di diverse indagini raccolti nel 2013 e nel 2015 relativi ad un campione rappresentativo a livello nazionale di 24.800 bambini e ragazzi dai 9 ai 12 anni.

Per prima cosa i ricercatori hanno evidenziato che il 17% dei ragazzi ha affermato di aver guardato la TV durante la settimana, e il 7,8% hanno dichiarato di aver trascorso davanti alla TV più di 5 ore al giorno. Inoltre, circa 1 su 5 ha detto di aver trascorso almeno cinque ore al giorno durante la settimana davanti a schermi più piccoli. L’indagine richiedeva anche di riportare il proprio peso e l’altezza e i consumi di bevande gasate e zuccherate: più del 25% e circa dei ragazzi e il 20% delle ragazze ha riferito di consumare almeno una bevanda gasata tipo “soda” o altre bevande zuccherate, ogni giorno. E ancora, circa due terzi dei ragazzi e tre quarti delle ragazze partecipanti, hanno dichiarato di non fare attività fisica quotidiana.

E’ emerso complessivamente che il 14% dei ragazzi partecipanti erano obesi. Dopo un aggiustamento per età, sesso, razza ed etnia e di nuovo per l’utilizzo di piccoli schermi, la visione della TV è stato associata a probabilità significativamente più elevate di consumare una o più bevande zuccherate e ad un aumento del rischio di obesità. Contemporaneamente, un tempo maggiore trascorso davanti a schermi più piccoli era indipendentemente legato a maggiori probabilità di dormire meno del dovuto, di bere bevande zuccherate e di maggiore sedentarietà.

Le evidenze
I ricercatori hanno precisato che – nel confronto con i ragazzi che non stavano troppo a lungo davanti al televisore – in questo studio l’abitudine di trascorrere almeno 5 ore al giorno alla TV ha aumentato del 78% le probabilità di obesità. Per quanto riguardava, invece, l’uso quotidiano protratto di altri schermi, si è visto che era legato a un rischio di obesità maggiore del 43%. Kenne, ha sottolineato quanto lo scenario sia cambiato ultimamente, data la grande diffusione più recente dei dispositivi elettronici con schermi più piccoli di quello televisivo.

Fonte: J Pediatr 2016


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Per i bimbi che hanno un’infezione all’orecchio è fondamentale completare la terapia antibiotica per tutti i giorni prescritti perché “tagliarla” non porta benefici ma aumenta il rischio di una guarigione non completa.

Lo afferma un test clinico della University of Pittsburgh School of Medicine pubblicato dal New England Journal of Medicine. Lo studio è stato condotto su 520 bambini tra nove e 23 mesi di età con otite acuta media, a metà dei quali è stato assegnato il normale ciclo di amoxicillina e clavulanato da dieci giorni. Gli altri hanno ricevuto il farmaco per 5 giorni, e un placebo per i restanti.

Il rischio di fallimento della terapia è risultato del 34% nei bimbi con cura breve, più del doppio che nell’altro gruppo (16%). Una analisi dei batteri presenti nel naso ha rivelato la stessa percentuale di batteri resistenti nei due gruppi, e anche le segnalazioni di effetti avversi, dalla diarrea all’arrossamento da pannolino sono state le stesse.

La ricerca ha anche mostrato che un bambino su due che ha del fluido residuo nelle orecchie dopo il trattamento ha poi un ritorno dell’infezione, una percentuale molto superiore a quella nei bambini che hanno l’orecchio “pulito”. «Date le preoccupazioni sull’utilizzo eccessivo degli antibiotici e sulla resistenza abbiamo condotto il test per verificare se la riduzione della durata del trattamento potesse dare benefici – spiega Alejandro Hoberman, l’autore principale -, ma il risultato mostra chiaramente che una durata minore non offre nessun vantaggio».

ANSA


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Pubblicati gli ultimi dati del sistema di monitoraggio dell’Iss che stimano un numero di casi pari a 886.000 dall’inizio del monitoraggio. Brusco aumento del numero di casi alimentato soprattutto dalle classi di età pediatrica. L’anno scorso, nello stesso periodo, erano stati calcolati solo 482.400 casi.

Nella cinquantesima settimana del 2016 (quella dal 12 al 18 dicembre), i casi stimati di sindrome influenzale, rapportati all’intera popolazione italiana, sono circa 258.000, per un totale di circa 886.000 casi a partire dall’inizio della sorveglianza InfluNet di quest’anno (17 ottobre 2016). Rispetto allo scorso anno si rileva una brusca impennata di casi, passati dai 482.400 dello stesso periodo del 2015 agli 886.000 di quest’anno. In pratica quasi il doppio.

La curva epidemica delle sindromi influenzali inizia così la sua ascesa dopo aver superato, nella 49° settimana, il valore soglia di 2,44 casi per mille assistiti che determina l’inizio del periodo epidemico.

Il livello di incidenza in Italia è pari a 4,25 casi per mille assistiti. La fascia di età maggiormente colpita è quella dei bambini al di sotto dei cinque anni in cui si osserva un’incidenza pari a circa 10,41 casi per mille assistiti e quella tra 5 e 14 anni pari a 6,44.

Piemonte, P.A. di Trento, Emilia-Romagna, Umbria, Marche, Lazio e Campania le Regioni le Regioni maggiormente colpite.

Il valore dell’incidenza sulla popolazione generale è, come abbiamo visto, pari a 4,25 casi per mille assistiti. Nella fascia di età 0-4 anni l’incidenza è pari a 10,41 casi per mille assistiti, nella fascia di età 5-14 anni a 6,44 nella fascia 15-64 anni a 4,11 e tra gli individui di età pari o superiore a 65 anni a 1,82 casi per mille assistiti.

Le soglie indicate per la stagione in corso per l’Italia sono così definite: 2,44 casi per mille assistiti (livello basale), 6,54 (intensità bassa), 11,94 (intensità media), 15,58 (intensità alta), oltre 15,58 (intensità molto alta).

Confronto casi stimati influenza 2015/2016 (dalla 42ª alla 50ª settimana)


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Passi incessantemente dalla tua pagina Facebook a Twitter per poi andare ad aggiornare Instagram o altri social cui sei iscritto? Il rischio è di sviluppare depressione e ansia.

Una ricerca Usa mostra che i giovani attivi su tanti social (fino a 11 diversi), indipendentemente dal tempo trascorso complessivamente su di essi, hanno un rischio più che triplo di ansia e depressione rispetto a coetanei per nulla attivi o che usano al massimo due sole piattaforme.

Lo rivela una ricerca condotta da esperti della University of Pittsburgh Center for Research on Media, Technology and Health (CRMTH). L’analisi è stata pubblicata sulla rivista Computers in Human Behavior ed ha coinvolto un campione di quasi 1800 giovani che sono stati monitorati per vedere se presentassero ‘segni’ di depressione e ansia e a che livello. A tutto il campione è stato anche chiesto di riferire quali e quanti tra questi social erano soliti usare: Facebook, YouTube, Twitter, Google Plus, Instagram, Snapchat, Reddit, Tumblr, Pinterest, Vine e LinkedIn.

“Il legame trovato tra uso di molti social e rischio ansia e depressione è così forte che i clinici dovrebbero tenerne conto e chiedere ai propri pazienti depressi e ansiosi che uso fanno dei social per poi dare adeguato supporto e counseling per aiutare i pazienti stessi a limitarne l’uso”, dichiara l’autore del lavoro Brian Primack.

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Rispetto al 2015, evidenziata una riduzione dello 0,8% degli incidenti con lesioni a persone, del 4,7% delle vittime e dello 0,5% delle persone ferite. – 15% decessi in autostrada. Per uso del cellulare alla guida e per eccesso di velocità le multe sono cresciute rispettivamente del 25% e del 22%. Ma tutto ciò non basta: obiettivi Ue 2020 ancora lontani.

Incidenti stradali con lesioni in calo nel 2016. Numeri in discesa anche per i decessi e per i feriti. Il tutto in un anno che ha segnato una ripresa della mobilità con la ripresa della vendita di mezzi di trasporto. Questa la prima fotografia preliminare dell’Istat sugli incidenti stradali nei primi sei mesi dell’anno.

“Si stima che nel primo semestre dell’anno in corso – scrive l’Istat – gli incidenti stradali con lesioni a persone avvenuti in Italia siano 83.549. Il numero di morti entro il trentesimo giorno è 1.466, mentre i feriti ammontano a 118.349. Rispetto ai dati consolidati dello stesso periodo del 2015, le stime preliminari evidenziano una riduzione dello 0,8% degli incidenti con lesioni a persone, del 4,7% delle vittime e dello 0,5% delle persone ferite”.

In 15 anni dimezzato il numero dei decessi. Nei primi sei mesi dell’anno il numero di morti scende del 25,6% rispetto al primo semestre 2010 e del 55,4% nel confronto con lo stesso periodo del 2001.

Ma obiettivi Ue 2020 ancora lontani. “Nonostante il netto calo della mortalità rispetto al periodo gennaio-giugno 2015, il livello resta elevato e non in linea con quanto previsto dall’obiettivo europeo per il 2020 (dimezzamento del numero di vittime registrate nel 2010).

Scende numero morti per incidenti in autostrada. In base ai dati forniti dalla Polizia Stradale, nel primo semestre 2016 il numero di vittime sulle autostrade si riduce di circa il 15% rispetto allo stesso periodo del 2015. Per le strade urbane ed extraurbane la diminuzione è invece compresa tra il 2 e il 5%.

Il 2016 si presenta come un anno di ripresa della mobilità. Dai dati preliminari disponibili, le prime iscrizioni di veicoli nel periodo gennaio-giugno 2016 sono aumentate del 19% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente mentre le percorrenze medie autostradali registrano una crescita del 3,7%.

Boom multe per guida al cellulare ed eccesso di velocità. Nei primi sei mesi dell’anno le contravvenzioni elevate dalla Polizia Stradale per uso del cellulare alla guida e per eccesso di velocità sono cresciute rispettivamente del 25% e del 22%.


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