giovedì 5
Giornata dell’Integrazione Minerale
il magnesio e le sue proprietà
consigli, indicazioni d’uso, assaggi, campioni, materiale informativo
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consigli, indicazioni d’uso, assaggi, campioni, materiale informativo
Può esserci un maggiore rischio di un nuovo infarto o ictus se si interrompe la terapia con aspirina a basse dosi, utilizzata proprio per ridurre la probabilità di eventi cardiovascolari.
Questo farmaco impedisce i coaguli, ma tra il 10 al 20% dei sopravvissuti a un infarto ne interrompe l’uso quotidiano nei primi tre anni successivi, e in un quadro più ampio sono stati segnalati tassi di interruzione fino al 30% e una scarsa aderenza alla terapia in una percentuale fino al 50% dei pazienti.
È quanto emerge da una ricerca dell’Università di Uppsala, in Svezia, pubblicata su Circulation. Gli studiosi hanno preso in esame i dati di 601.527 persone, che hanno preso l’aspirina a basso dosaggio per infarti e prevenzione dell’ictus tra il 2005 e il 2009. I partecipanti erano over 40 e avevano un tasso di aderenza superiore all’80% nel primo anno di trattamento. In tre anni in cui sono stati seguiti, ci sono stati 62.690 eventi cardiovascolari.
I ricercatori hanno riscontrato che un paziente ogni 74 che ha smesso di assumere l’aspirina ha avuto un evento cardiovascolare aggiuntivo all’anno. È stato inoltre riscontrato che vi era un tasso superiore del 37% di eventi cardiovascolari in coloro che avevano interrotto la terapia rispetto a coloro che hanno continuato e il rischio è aumentato poco dopo la sospensione e non sembrava diminuire nel tempo.
«Fintanto che non ci sono sanguinamenti o interventi chirurgici importanti – spiega Johan Sundstrom, autore principale della ricerca – lo studio mostra i significativi benefici per la salute pubblica che possono essere ottenuti quando i pazienti rimangono in terapia».
ANSA
Includere noci, insieme a mandorle, nocciole, pistacchi, e persino le noccioline nella dieta può ridurre l’aumento di peso e diminuisce il rischio di sovrappeso e obesità. Il loro effetto saziante è di aiuto.
È quanto emerge da uno studio guidato dalla Loma Linda University School of Public Health e dalla International Agency for Research on Cancer, in collaborazione con 35 ricercatori che l’hanno revisionato,pubblicato sulla rivista European Journal of Nutrition.
Il team di ricerca ha analizzato le informazioni sulla dieta e sull’ indice di massa corporea di 373.293 persone, tra i 25 e i 70 anni, reclutate tra il 1992 e il 2000 in 10 Paesi europei nell’ambito dello studio European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition.
In media, i partecipanti allo studio hanno guadagnato nell’arco di cinque anni due chili e cento grammi, ma rispetto a chi non consumava affatto noci coloro che ne consumavano di più sono ingrassati meno. Gli amanti e consumatori di noci, mandorle, nocciole, pistacchi, e noccioline, infine, avevano un rischio del 5 per cento più basso di diventare sovrappeso o obesi. Joan Sabaté, autore senior dello studio, raccomanda di mangiarle più spesso, sottolineando che offrono energia, grassi buoni, proteine, vitamine e minerali.
Il consiglio è metterle al centro del piatto durante i pasti per sostituire i prodotti animali.
ANSA
L’autismo è una malattia altamente ereditabile la cui genesi dipende per l’83% da tratti genetici ereditari.
Lo rivela un lavoro di Sven Sandin della Icahn School of Medicine at Mount Sinai, New York, pubblicato sulla rivista JAMA, studio che aggrava il peso di fattori ereditari sulla genesi dell’autismo, una malattia complessa e caleidoscopica, che si dipana con vari livelli di gravità.
E’ accertato che vi sia la connivenza di fattori ereditari, infatti la malattia ricorre spesso con più casi nella stessa famiglia. Ma finora si pensava che i geni avessero un peso pari (50% e 50%) a quello di fattori ambientali (tutto ciò che può potenzialmente influenzare lo sviluppo cerebrale del bambino sin dalla sua vita intrauterina e nei primissimi anni, dall’esposizione a determinate sostanze, a stili di vita familiari, a infezioni contratte etc).
Lo studio ha coinvolto 37.570 coppie di gemelli, 2.642.064 coppie di fratelli (non gemelli), 432.281 coppie di “fratellastri” figli della stessa madre e 445.531 figli dello stesso padre. A 14.516 bambini nel corso del tempo è stato diagnosticato un disturbo dello spettro autistico. Confrontando gemelli e non gemelli si può stimare il peso di geni e ambiente sulla presenza o assenza di certe malattie, perché mentre i gemelli identici (omozigoti) hanno Dna identico al 100% (quindi tutte le differenze tra loro sono ascrivibili a fattori ambientali non condivisi da entrambi), i fratelli condividono lo stesso Dna per il 50%; i fratellastri invece per il 25%.
Dallo studio è emerso che il rischio di due fratelli di essere entrambi autistici sale al crescere della loro somiglianza genetica: significa che l’ereditabilità dell’autismo è alta (83%) mentre i fattori ambientali esterni contano meno (17%).
ANSA
Nell’autunno-inverno che ci attende saranno dai 12 ai 15 milioni gli italiani costretti a letto dai virus influenzali: da 4 a 5 milioni i casi di influenza vera e propria, 8-10 milioni le sindromi provocate da altri virus respiratori, i cosiddetti virus parainfluenzali.
La previsione è di Fabrizio Pregliasco, virologo e ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università di Milano.
Secondo Pregliasco «molto dipenderà dal meteo: se l’inverno dovesse essere lungo e freddo sicuramente si avranno molti più pazienti influenzati. Se al contrario dovesse essere più mite, saranno invece i virus parainfluenzali a esserne avvantaggiati».
Quel che è certo è che «ci sarà un solo virus nuovo in circolazione, il virus “H1N1 A/Michigan”, variante che sostituirà l’H1N1 California. Gli altri saranno gli stessi del 2016/17, cioè l’H3N2 A/Hong Kong e i due virus B/Brisbane e B/Phuket».
ANSA
Poche note della sonata K 448 di Wolfgang Amadeus Mozart, ascoltate ogni giorno, ridurrebbero di quasi il 21% la frequenza delle crisi epilettiche in pazienti resistenti ai farmaci.
Sono i risultati dello studio realizzato dall’Unità di ricerca dell’Istituto Serafico di Assisi, coordinata dal direttore sanitario Sandro Elisei, presentato alla International Conference on Mental Health 2017 a Cambridge.
Secondo lo studio dell’istituto Serafico l’ascolto indotto della Sonata K 448 di Mozart avrebbe degli effetti benefici. I ricercatori hanno infatti constato che, nei soggetti affetti da epilessia farmacoresistente in aggiunta a una severa disabilità intellettiva, ascoltare la sonata di Mozart ridurrebbe il rischio di ricaduta: in 1 paziente su 2, la melodia del compositore austriaco porterebbe a una riduzione di circa il 21% delle crisi epilettiche e nel 10% dei casi si è assistito alla loro scomparsa.
La musica inoltre porterebbe a un miglioramento delle abilità comunicative, verbali, motorie, emotive e sociali. Ecco perché si parla di “Effetto Mozart”.
Da tempo riconosciuta come “malattia sociale”, l’epilessia è una patologia neurologica che si manifesta sotto forma di crisi, disturbi improvvisi e transitori, causata da una alterata funzionalità dei neuroni. È una delle malattie più diffuse e nel mondo ci sono circa 65 milioni di persone che ne soffrono. In Italia, il dato si attesta a mezzo milione, con più di 30.000 nuovi casi l’anno.
Lo studio ha però portato alla luce anche un altro aspetto: gli effetti benefici rilevati sono temporanei. Infatti, a distanza di qualche mese la frequenza delle crisi epilettiche è tornata ai numeri iniziali. Per avere effetti positivi a lunga durata, affermano i ricercatori, «è quindi consigliabile “prescrivere” l’ascolto della Sonata K 448 a vita».
ANSA
Dormire meno potrebbe ridurre la depressione.
Lo dimostra un maxi-studio pubblicato sul Journal of Clinical Psychiatry, basato sull’analisi dei dati di 66 studi condotti in oltre 36 anni di ricerca su questa materia.
La meta-analisi è stata coordinata da Philip Gehrman della Perelman School of Medicine della University of Pennsylvania. E’ emerso che dormire per 3-4 ore e per le restanti 21-20 restare svegli migliora i sintomi della depressione molto rapidamente, anche nel giro di un giorno. Per contro, i farmaci antidepressivi iniziano a funzionare dopo settimane di utilizzo.
Dallo studio è emerso inoltre che la metà dei pazienti depressi – indipendentemente dal sesso, dal tipo di depressione e altri parametri – possono giovarsi di questa terapia non farmacologica e ad effetto rapido.
Resta da capire in che modo la carenza di sonno – ovviamente gestita da uno specialista e non con il “fai-da-te”, che potrebbe portare solo a tanta stanchezza e conseguenze negative – eserciti i suoi effetti antidepressivi rapidi.
ANSA
Gli animali domestici sono talmente preziosi che se stanno molto male anche i loro “amici umani” sono più a rischio di stress e sintomi di depressione e ansia.
A evidenziarlo è uno studio della Kent State University, pubblicato sulla rivista Veterinary Record. Gli studiosi hanno preso in esame 238 proprietari di cani e gatti, comparandone 119 con animali con malattie croniche o terminali con altri 119 con animali sani. I sintomi di stress, ansia e depressione sono stati misurati utilizzando scale di misura riconosciute e la qualità della vita è stata valutata tramite un questionario.
I risultati hanno evidenziato più stress e sintomi clinici significativi di depressione e ansia, oltre che una qualità di vita peggiore nei proprietari di animali con malattia cronica o terminale.
Secondo i ricercatori quanto emerso dallo studio può aiutare i veterinari a capire e gestire in modo più efficace le difficoltà nel contesto della gestione delle sfide del caregiving degli animali malati.
ANSA
Prendersi una pausa dalla dieta può aiutare a perdere peso. Più che i regimi dietetici continuativi funzionano quelli in qualche modo intermittenti, dove per qualche periodo si interrompe la rigidità imposta dalla cura dimagrante, pur senza strafare.
E’ quanto emerge da una ricerca guidata dall’Università della Tasmania, in Australia, pubblicata sulla rivista International Journal for Obesity.
Gli studiosi hanno preso in esame, nell’ambito di una ricerca denominata Matador (Minimising Adaptive Thermogenesis And Deactivating Obesity Rebound), che mirava proprio a confrontare gli effetti di una dieta continuativa rispetto che intermittente, i dati relativi a 51 uomini obesi sottoposti a un regime dietetico per 16 settimane. In maniera casuale sono stati assegnati a una cura dimagrante da seguire senza interruzioni oppure per due settimane con uno stop di altre due, per poi riprendere il ciclo nel complesso per 30 settimane.
Quelli del gruppo della dieta intermittente non solo hanno perso più peso, ma ne hanno hanno anche guadagnato meno dopo la conclusione dell’esperimento. Sono riusciti infatti a mantenere una perdita media di peso di 8 kg in più rispetto a coloro avevano seguito un rigido regime alimentare in maniera continuativa, sei mesi dopo la fine.
La chiave potrebbe stare in un “riavvio” del metabolismo secondo gli esperti, che rilevano come il corpo ha una reazione importante quando si dimagrisce: ingaggia una sorta di “battaglia” contro la perdita costante di una quantità notevole di peso. Così brucerà meno grassi una volta che si comincia a mangiare normalmente, cosa che rende più difficile anche il mantenimento degli obiettivi.
ANSA
«Non esiste un vero pericolo sanitario». Così il ministro della Salute Beatrice Lorenzin
«La chikungunya – ha aggiunto il ministro – ha degli effetti collaterali, è molto dolorosa ma non ha nessun effetto sulla salute complessiva del paziente e quindi possiamo stare tranquilli. Peraltro abbiamo indetto un G7 su come il cambiamento climatico incide sulla Salute, che si terrà i primi di novembre. La tropicalizzazione del nostro clima comporta anche una maggiore sopravvivenza delle zanzare. Motivo per il quale – sottolinea – le disinfestazioni in capo ai comuni e agli enti locali sono importantissime».
«Non è un elemento che va sottovalutato, – conclude – lo stiamo dicendo da anni perché è cambiato il contesto del clima e dobbiamo combattere anche la proliferazione di insetti che prima vivevano nell’arco di 20 giorni e che adesso hanno prolungato la loro vita e riproduzione».
ANSA