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Due ore di volontariato a settimana per vincere sentimenti di solitudine e isolamento sociale che spesso gli adulti e gli anziani provano quando rimangono vedovi.

La solitudine è un grave problema, soprattutto tra i più anziani. Inoltre questa condizione esistenziale è legato a declino fisico e mentale, aumento del rischio di malattie cardiache e morte prematura. Per capire come il volontariato possa aiutare le persone che si sentono sole, Dawn Carr e colleghi, del Pepper Institute on Aging and Public Policy presso la Florida State University di Tallahassee, hanno esaminato i dati raccolti tra il 2006 e il 2014 relativi a 5.882 adulti sopra i 51 anni. Tutti erano sposati all’inizio dello studio, ma 667 erano diventati vedovi alla fine della ricerca. Le persone che avevano perso il coniuge erano per la maggior parte donne, nere, più avanti con l’età, più malate, depresse e avevano subito un declino cognitivo.

Inoltre, alcune di queste avevano avuto un coniuge disabile o che aveva sofferto di perdita di memoria. All’inizio dello studio, circa la metà dei partecipanti aveva svolto qualche attività di volontariato; attività che mantenevano con maggior costanza anche quando perdevano il coniuge. Durante lo studio, circa l’1,5% dei partecipanti ha iniziato a fare volontariato per almeno 100 ore l’anno, mentre il 6,3% si è dedicato alle attività sociali, ma con meno impegno a livello orario. Per valutare lo stato di solitudine, invece, Carr e colleghi hanno esaminato i dati dei questionari che chiedevano quanto spesso le persone si sentivano isolate, lasciate fuori o non avevano compagnia.

I risultati
Come prevedibile, la solitudine colpiva più intensamente chi restava vedovo rispetto a chi era sposato. Ma coloro che perdevano il coniuge e facevano almeno due ore di volontariato la settimana avevano livelli di solitudine più bassi rispetto alle persone sposate che spendevano lo stesso tempo per la comunità. “Questo studio offre una nuova visione della ‘dose’ di volontariato necessaria per compensare la solitudine dopo essere rimasti vedovi – dice Carr – Non sappiamo esattamente come il volontariato possa aiutare, ma la ragione della sua utilità potrebbe essere legata al fatto richiede di tenere attivi la mente e il corpo per poter interagire con gli altri”. “I risultati di questo studio confermano i benefici delle interazioni sociali regolari – dice Guohua Li, direttore del Center for Injury Epidemiology and Prevention alla Columbia University di New York City., non coinvolto nello studio – Il volontariato può aumentare l’autostima delle persone anziane e dare loro un senso di comunità”.

Fonte: Journal of Gerontology: Social Sciences


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Fare volontariato da ragazzi apre le porte a una “vecchiaia” socialmente più attiva. Uno studio condotto negli USA ha seguito quasi 2 mila persone dall’età del liceo ai 72 anni. Facendo emergere questa evidenza.

Le persone con il passare degli anni tendono ad essere meno coinvolte nelle attività sociali e della comunità. Tuttavia questo aspetto è meno evidente in coloro che negli anni della scuola superiore erano più attivi e socialmente aperti. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato dal Journal Gerontology Social Science.

“La partecipazione a gruppi di volontariato è particolarmente importante per gli anziani che non ricoprono altri incarichi sociali, – ha osservato Emiliy Greenfield, professore associato di lavoro sociale presso la Rutgers University a New Brunswick e autrice principale dello studio– Incoraggiare i giovani a diventare cittadini impegnati civilmente è importante non solo quando si è giovani, per un bisogno immediato, ma perché potrebbe avere ripercussioni negli anni a venire”.

Lo studio
Per vedere se l’impegno giovanile nel volontariato fosse effettivamente legato a un maggior coinvolgimento sociale nel corso della vita, i ricercatori hanno utilizzato i dati di uno studio che ha seguito 1.957 diplomati delle scuole superiori del Wisconsin fino all’età di 72 anni. Lo studio ha fatto un check dei partecipanti a 36, 54, 65 e 72 anni di età, informandosi sul coinvolgimento nei gruppi comunitari, religiosi, sindacali, scolastici, sportivi, politici, caritatevoli e assistenziali. I risultati hanno evidenziato che la partecipazione al volontariato era mediamente più elevata attorno ai 30-40 anni per poi diminuire verso i 60-70 anni. Il coinvolgimento comunitario è cresciuto rapidamente tra i 36 e i 45 anni, continuando ad aumentare fino ai 54 circa. A questa età è iniziato a diminuire fino a toccare i livelli più bassi attorno ai 72 anni di età. Un dato però è certo: chi è stato coinvolto in attività extrascolastiche ai tempi del liceo ha avuto maggiori probabilità di rimanere coinvolto nelle attività comunitarie per tutta la vita, specie se è stato impegnato in più di un’attività.

Fonte: Journal Gerontology Society Science
Madeline Kennedy


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