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L’unicità dell’intervento consiste nell’avere impiantato in una sede anatomica diversa da quella naturale, in questo caso nella milza del paziente, una sezione di fegato del donatore per consentire di crescere adeguatamente e al contempo non entrare in contatto con il fegato metastatico che avrebbe potuto compromettere anche il nuovo organo. Quando la porzione di fegato è cresciuta sufficientemente per svolgere autonomamente la propria funzione, si è proceduto alla rimozione dell’organo malato.

Al S. Orsola di Bologna unico caso al mondo di trapianto eterotopico di fegato parziale . L’intervento, ideato dal professore Matteo Ravaioli ed eseguito presso la Chirurgia Generale e Trapianti diretta dal professore Matteo Cescon, ha previsto l’impianto di una piccola porzione di fegato al posto della milza del ricevente e, quando la porzione di fegato è cresciuta sufficientemente per svolgere autonomamente la propria funzione, si è proceduto alla rimozione del fegato originario che presentava metastasi epatiche non resecabili da tumore del colon. In questo modo è stato possibile curare il tumore ed eseguire il trapianto di fegato.”Il paziente ora sta bene e conduce una vita normale senza limitazioni”, riferisce una nota del policlinico bolognese.

L’unicità dell’intervento è consistita nell’avere impiantato nella milza del paziente non un organo intero, non disponibile, ma solo una sezione di fegato del donatore per consentire di crescere adeguatamente e al contempo non entrare in contatto con il fegato metastatico che avrebbe potuto compromettere anche il nuovo organo. Quindi è stato possibile eseguire la rimozione totale dell’organo malato.

“Questo intervento chirurgico – precisa la nota – si colloca perfettamente all’interno della mission trapiantologica e oncologica del neonato IRCCS Policlinico di S. Orsola. Il nuovo Irccs, infatti, segna la strada che porterà Bologna ad avere un ruolo da protagonista a livello nazionale e internazionale nel mondo della ricerca applicata e al trasferimento dei risultati scientifici sul piano clinico ed assistenziale. Per i pazienti con patologie molto complesse che già oggi, da tutta Italia e non solo, vengono curati in questi ospedali, significa poter contare su protocolli sperimentali e ricevere i trattamenti più innovativi. Per i professionisti, sviluppare ulteriormente l’attività di ricerca anche entrando a far parte di reti internazionali”.

Protagonista del caso è un uomo di 40 anni affetto da metastasi al fegato generate da un precedente tumore all’intestino che, nonostante fosse stato sottoposto alla rimozione chirurgica, ha visto ricomparire la malattia dopo poco tempo dopo. La rimozione chirurgica non era più possibile. L’unica possibilità era l’intervento con questa nuova strategia che essendo del tutto nuova, ha richiesto una complessa ma necessaria procedura di approvazione da parte del Comitato etico del Policlinico e del Centro Nazionale Trapianti.


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I funghi erano stati raccolti dal marito. Dopo averli mangiati, entrambi hanno iniziato a sentirsi male. La donna, in grave condizioni, è stata trasferita da Chivasso all’ospedale Molinette con una necrosi epatica acuta, sviluppando poi una insufficienza epatica acuta. Il trapianto, necessario entro 48 ore, reso possibile grazie alla catena trapiantologica nazionale.

Salvata con un trapianto di fegato in super urgenza nazionale una donna che aveva mangiato Amanita, presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino. A raccontare la vicenda è l’ufficio stampa della Città della Salute in una nota.

“Una coppia della provincia di Torino aveva mangiato funghi, che erano stati appena raccolti dal marito. Peccato che tra questi ci fosse anche la terribile e mortale Amanita Phalloides. Nella notte di venerdì i due hanno cominciato a stare male e sono stati trasportati al Pronto soccorso dell’ospedale di Chivasso. La donna di 57 anni però continuava a peggiorare sensibilmente tanto da essere stata trasferita prima in Rianimazione e poi nella giornata di domenica nella Terapia Intensiva epatologica dell’ospedale Molinette con una necrosi epatica acuta”.

Dopo tutti gli accertamenti e gli approfondimenti è stata trasferita nella Rianimazione 2 ospedaliera, ma soprattutto è stata inserita in lista d’attesa trapianto in super urgenza nazionale per insufficienza epatica acuta. “Da quel momento avrebbe avuto massimo 48 ore di vita se non fosse arrivato un fegato compatibile da trapiantare. Grazie al Coordinamento regionale trapianti piemontese, la notte stessa si è reso reperibile un fegato proveniente da un uomo deceduto in un’altra regione italiana”.

Nella giornata successiva, con una corsa contro il tempo, è stato effettuato un lungo e complicato trapianto di fegato, durato circa 8 ore, effettuato dal professor Renato Romagnoli (direttore del Centro trapianti di fegato) in collaborazione con il dottor Francesco Lupo.

L’intervento è tecnicamente riuscito ed ora la paziente è in fase di recupero ricoverata in Terapia intensiva. Nel frattempo il marito è ricoverato presso l’ospedale di Chivasso con lieve danno epatico ed un danno renale acuto.


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È successo all’ospedale Santa Maria Nuova di Firenze. Il paziente, deceduto nei giorni scorsi, è stato ritenuto idoneo al prelievo di fegato e i familiari, seguendo la volontà del proprio congiunto, hanno acconsentito al trapianto in un paziente di 60 anni, da tempo in lista di attesa.

E’ stato raggiunto il record nazionale di età per la donazione di organi. Un paziente di 97 anni deceduto nei giorni scorsi in rianimazione all’ospedale Santa Maria Nuova di Firenze è stato ritenuto idoneo al prelievo di fegato e i familiari, seguendo la volontà del proprio congiunto, hanno acconsentito al trapianto in un paziente di 60 anni, da tempo in lista di attesa. Questo è il secondo caso nell’arco di pochi mesi, il primo è accaduto a fine aprile con un donatore di 93 anni, e rappresenta un primato assoluto nel panorama italiano per l’attività trapiantologica in quanto in 20 anni ci sono stati solo altri tre donatori in età avanzata che hanno permesso di effettuare un trapianto.

“Vorrei complimentarmi con i Coordinamenti locali ospedalieri e tutti i referenti delle Rianimazioni, DEA e reparti di Medicina, che con umanità e professionalità affrontano quotidianamente l’assistenza clinica di pazienti affetti anche da gravi malattie che possono portare, sia a guarigione, ma anche alla morte – afferma Alessandro Pacini, Coordinatore locale donazione e trapianti dell’Azienda USL Toscana Centro – In questo ultimo caso è importante considerare che una donazione di organi e tessuti, secondo una volontà espressa in vita dal deceduto o nulla osta dei congiunti aventi diritto, può salvare la vita di molti pazienti la cui unica speranza è un trapianto.

“Oggi il percorso di valutazione della qualità degli organi da parte della nostra Rete trapiantologica è così accurato da permettere la donazione da persone molto anziane che un tempo non era possibile prendere in considerazione”: così commenta il direttore del Centro nazionale trapianti Massimo Cardillo.

Si tratta del donatore più anziano mai registrato nel nostro Paese: dal 2003 a oggi erano stati effettuati altri tre prelievi da pazienti 97enni, e in tutti i casi si era trattato di fegato. Negli ultimi 20 anni i prelievi da donatori ultranovantenni sono stati 56. Dal 2002 a oggi l’età media dei donatori di organi è salita da 52 a 56 anni.

“I trapianti da donatore anziano danno buoni risultati e possono avvenire in totale sicurezza – continua Cardillo – in particolare per quanto riguarda il fegato, un organo che può mantenere una funzionalità ottimale anche in età molto avanzata se il donatore ha mantenuto uno stile di vita salutare”.

“Prelievi di questo tipo richiedono comunque una gestione professionale ottimale e per questo mi congratulo con l’equipe dell’ospedale Santa Maria Nuova e con i coordinamenti trapianti della Asl Toscana Centro e della Regione Toscana”, conclude il direttore del CNT, che ricorda come il caso di Firenze sia “la testimonianza che la donazione degli organi è possibile a ogni età: per questo invitiamo tutti i cittadini, anche i più anziani, a registrare la propria volontà alla donazione attraverso le tante modalità previste dalla legge, in particolare in occasione del rinnovo della carta d’identità”.


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