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La musica migliora l’effetto degli antidolorifici e potrebbe consentire un giorno di ottenere lo stesso effetto analgesico da dosi più basse dei farmaci. È la promessa che arriva da uno studio su animali pubblicato sulla rivista Frontiers in Neurology da esperti della Università dell’Utah.

Gli esperti hanno testato il ‘mix’ di musica e farmaci su topolini con due diverse forme di dolore, infiammatorio e chirurgico. Hanno usato vari farmaci tra cui l’ibuprofene e un cannabinoide in dose ridotta rispetto a quella raccomandata.

Hanno confrontato gli effetti della musica con quelli di rumore ambientale. È emerso che, accoppiato con la musica (brani di Mozart), l’ibuprofene riduce il dolore infiammatorio il 93% in più rispetto al farmaco da solo. La musica da sola, inoltre ha ridotto del 77% il dolore chirurgico.

«Sappiamo che questi farmaci funzionano senza musica, ma possono provocare tossicità ed effetti collaterali» – spiega coordinatore del lavoro. «Il Santo Graal sarebbe combinare il farmaco giusto con il nuovo paradigma dell’esposizione alla musica, per ottenere gli stessi effetti analgesici con dosi minori di farmaci».

ANSA


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Somministrare la musica come un ansiolitico o un analgesico; questo il suggerimento scaturito da una serie di studi, che dimostrano come ascoltare musica prima di un intervento e al risveglio dall’anestesia, sia di grande aiuto nel ridurre lo stato d’ansia che precede l’ingresso in sala operatoria e nel contenere il dolore post-operatorio.

La musica riduce ansia e dolore nei pazienti sottoposti ad interventi chirurgici. Lo rivela un riesame dei 92 trial randomizzati e controllati (per un totale di 7.385 pazienti) condotti finora sull’argomento a partire dal 1980. L’analisi, pubblicata su British Journal of Surgery, ha evidenziato che, su una scala analogica visiva graduata in 100 mm l’impiego della musica è in grado di ridurre sia lo stato ansioso (- 21 mm) che il dolore (- 10 mm), rispetto ai controlli.

Altro dato emerso da questa analisi è che la musica funziona sempre a prescindere dal sesso, dall’età, dal genere musicale e dal tipo di anestesia.

“Questi risultati – commenta il primo autore dello studio, Rosalie Kühlmann, Erasmus MC-Sophia Children’s Hospital (Olanda) – sono tali da far pensare che i tempi siano maturi per creare delle linee guida per implementare l’impiego della musica nel periodo peri-procedurale, in corrispondenza di un intervento chirurgico”.

Ogni anno vengono effettuati nel mondo qualcosa come 266-360 milioni di interventi chirurgici (fonte: WHO). Molti di questi pazienti riferiscono un forte stato d’ansia prima dell’intervento (il 75% secondo dati recenti)  e dolore nel post-operatorio (il 40-65% dei pazienti lamentano dolore di intensità moderato-grave dopo l’intervento chirurgico, nonostante la terapia del dolore). Lo stato ansioso come è noto può contribuire ad aumentare la percezione del dolore post-operatorio.


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