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Seguire un’alimentazione vegetariana che escluda in modo assoluto ogni tipo di alimento animale espone neonati e bambini a complicanze di tipo metabolico che possono seriamente minarne la salute. È importante, quindi, che i genitori che non mangiano e non fanno consumare ai propri figli prodotti d’origine animale informino della scelta il pediatra di famiglia.

Va infatti pianificata una corretta supplementazione alimentare e le sue indicazioni devono essere seguite scrupolosamente.

La Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp) guarda con grande preoccupazione all’aumento di casi di neonati e di bambini con problemi neurologici attribuibili ad errori alimentari legati ad una dieta vegetariana incongrua.

Per questo la Società Scientifica ha deciso di ribadire il contenuto del Position Paper del 2017 realizzato insieme alla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) e alla Società di Medicina Perinatale (SIMP).

“Il pediatra ha il compito e il privilegio di aiutare i genitori a sviluppare e mantenere corretti stili alimentari per sé e per i propri figli dalla nascita fino all’adolescenza – sottolinea Paolo Biasci, Presidente Nazionale Fimp – pertanto ci troviamo in prima linea nell’accompagnare anche quelle famiglie che scelgono un’alimentazione a base vegetale parziale o totale. Senza una nostra corretta consulenza il rischio è che i genitori cerchino informazioni nei forum presenti nel web rifugiandosi in pericolosi fai-da-te”.

ANSA


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Una dieta troppo povera di cibi da fonti animali può aumentare il rischio di nascite pretermine.

Particolarmente vulnerabili sono in particolare coloro che seguono una dieta vegana e in parte quella vegetariana, soprattutto se non riescono a integrare un elemento chiave, la vitamina b12, la cui carenza può portare proprio ad un maggiore rischio di nascita del bambino prima del termine.

Lo evidenzia una ricerca guidata da Tormod Rogne, dell’Akershus University Hospital, in Norvegia, pubblicata su American Journal of Epidemiology. La ricerca ha monitorato oltre 11mila gravidanze (11.216) in 11 Paesi.

«Abbiamo rilevato che la carenza di questa vitamina è stata associata con un 21 per cento in più di rischio di parto prematuro», spiega Rogne. Oltre a sottolineare come una carenza di vitamina B12 possa anche essere dovuta a malnutrizione e povertà, gli studiosi evidenziano differenze sostanziali di cui tenere conto tra vegani e vegetariani, dando anche alcuni consigli.

«I vegani non mangiano tutti gli alimenti di origine animale e possono quindi diventare carenti di vitamina B12 se non prendono integratori – spiega Vibeke Videm, della Norwegian University of Science and Technology – mentre questa stessa carenza non è comune nei vegetariani che consumano latticini o uova, perché possono facilmente soddisfare le dosi raccomandate attraverso questi alimenti». Ma di quanti latticini c’è bisogno? Secondo Videm, una combinazione di 30 centilitri di latte e 50-75 grammi di formaggio (5-8 fette) vanno bene al di fuori della gravidanza. Il formaggio può essere sostituito con quattro cucchiai di ricotta. Ma in gestazione meglio aggiungere un bicchiere di latte, 3-4 fette extra di formaggio o una buona porzione di yogurt.

ANSA


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