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La dieta mediterranea riduce notevolmente il rischio di cadute nell’anziano: il rischio è fino a 2 volte più basso per gli anziani fedeli alla tradizione gastronomica nostrana, quindi per coloro che mangiano molta frutta e verdura, cereali integrali e legumi.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Clinical Nutrition e condotto presso il dipartimento di Medicina Preventiva e Salute Pubblica dell’Università Autonoma di Madrid.

Gli effetti positivi della dieta mediterranea sulla salute di muscoli e ossa sono stati ampiamente studiati in passato; meno indagato, però, il ruolo della nutrizione nella prevenzione delle cadute che nella popolazione anziana rappresentano un rilevante problema di salute.

Gli esperti hanno seguito la salute e la dieta di 2071 over-60 per circa 4 anni, registrando oltre 400 cadute nel periodo di osservazione.

Ebbene è emerso che il rischio di cadere nell’anziano si riduce all’aumentare della sua aderenza ai precetti della dieta mediterranea e, più nello specifico, al crescere dei consumi di frutta e verdura.

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Adottare la dieta mediterranea (basata sul consumo regolare di frutta e verdura, cereali integrali, legumi, pesce, olio d’oliva e poca carne) preserva la vista riducendo del 41% il rischio di maculopatia o degenerazione maculare senile

La maculopatia è una grave malattia della retina che, se non diagnosticata e trattata (nei casi in cui è possibile farlo) in maniera tempestiva, può portare alla cecità.

La conferma dell’importante affermazione arriva da uno studio dell’università di Bordeaux in Francia in collaborazione con varie altre istituzioni accademiche europee. Pubblicato sulla rivista Ophthalmology, lo studio ha coinvolto quasi 5000 individui, sia tra i partecipanti al Rotterdam Study, individui dai 55 anni in su seguiti per una media di 21 anni e periodicamente visitati ogni 4 anni, sia tra i partecipanti allo studio Alienor Study, che arruola persone di 73 anni o più.

L’intero campione è stato esaminato per conoscerne in dettaglio l’alimentazione e per monitorare la salute della loro vista. Ebbene, è emerso che aderire fedelmente ai precetti della tradizione mediterranea protegge dallo sviluppo della maculopatia riducendone il rischio del 41%.

Gli autori hanno anche dimostrato che non è sufficiente consumare anche in grandi quantità solo uno degli ingredienti di base della dieta mediterranea (ad esempio solo l’olio d’oliva o solo le verdure), ma unicamente seguendo la dieta nel suo insieme si può ottenere l’effetto protettivo della vista.

Un’altra importante conferma di quanto sia utile la “nostra” dieta mediterranea, oltre che gustosa e colorata.


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In Italia circa un milione di persone sono affette da demenza e il loro numero è in aumento. Anche se non c’è ancora una cura, in circa un caso su tre, il declino cognitivo è evitabile. Sette i modi per scongiurarlo, secondo le ultime evidenze scientifiche.

Tieni sotto controllo il peso: il diabete e l’obesità nella mezza età possono raddoppiare le probabilità di demenza in vecchiaia. Monitorare il peso, infatti, ha un impatto sulla salute cardiovascolare e questo può ridurre notevolmente il rischio per il cervello.

Rinuncia al fumo: le persone di mezza età che fumano più di due pacchetti al giorno hanno un rischio di demenza più che doppio in età avanzata.

Resta attivo: svolgere attività fisica regolare, ad esempio camminare a passo sostenuto, può preservare le facoltà in età avanzata. Le persone anziane che svolgono un regolare programma di esercizi, hanno una migliore funzione cognitiva.

Allena la mente: le persone con più anni di istruzione scolastica e universitaria hanno, anche da anziani, una mente più elastica, ma anche intraprendere nuovi hobby e partecipare ad attività intellettuali quotidiane, come fare cruciverba, ha effetti neuroprotettivi.

Non isolarti: frequentare associazioni o fare volontariato, ha dimostrato avere un effetto protettivo sulle funzioni del cervello.

Adotta la dieta mediterranea: il maggior consumo di frutta, pesce e verdura può ridurre il rischio, probabilmente perché aiuta a prevenire l’ipertensione.

Dormi un numero di ore giuste per la tua età: non è ancora ben chiaro il motivo, ma l’insonnia cronica è stata collegata ad un aumento del declino cognitivo in età avanzata.


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Una dieta di tipo mediterraneo è un’alleata preziosa, anche in caso di psoriasi.

Uno studio condotto su oltre 3500 persone colpite da questa malattia ha infatti scoperto che più la loro dieta era sana, meno gravi erano i sintomi. In particolare, quanto più i pazienti aderivano ai dettami di un regime alimentare di tipo mediterraneo, con un consumo importante di frutta, verdura, cereali integrali, pesce, olio d’oliva e noci, e limitato di carni rosse, latticini e alcolici, tanto meno gravosa diventava la psoriasi.

La ricerca è stata svolta in Francia, dall’Henri Mondor University Hospital di Creteil, e pubblicata su Jama Dermatology. Oltre a chiedere ai pazienti affetti da psoriasi la gravità dei loro sintomi, è stato anche misurato il grado di avvicinamento a un ideale di dieta mediterranea.

I partecipanti sono stati divisi in tre gruppi: un primo più distante da questo regime alimentare, un secondo medio e un terzo che era invece quello maggiormente vicino. I ricercatori hanno adattato i risultati ad età, livelli di esercizio, obesità, fumo e altri potenziali fattori di rischio per la psoriasi ed è emerso che rispetto alle persone nel gruppo più distante dalla dieta mediterranea, quelle nel gruppo medio e maggiormente vicino avevano il 29% e il 22% in meno di probabilità di avere sintomi gravi.

Sebbene un rapporto diretto causa-effetto tra dieta mediterranea e diminuzione della psoriasi debba essere provato anche da ulteriori ricerche, secondo gli studiosi la dieta mediterranea anti-infiammatoria potrebbe avere effetti diretti e salutari sul sistema immunitario o sul microbioma nell’intestino. La dieta mediterranea è inoltre ricca di vitamine A, D, E, acido folico e omega-3, tutti con un effetto anti-infiammatorio.


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Una dieta di tipo mediterraneo, a base di frutta, verdura, olio d’oliva, pesce, cereali non raffinati e frutta secca è amica delle ossa.

Può ridurre infatti la perdita di densità ossea nelle persone con osteoporosi.

Lo rileva una ricerca dell’Università dell’East Anglia, che ha coinvolto anche l’Università di Bologna, pubblicata su American Journal of Clinical Nutrition.

Lo studio è stato svolto su più di 1000 persone, per la precisione 1142 reclutate in cinque centri in Italia, Regno Unito, Paesi Bassi, Polonia e Francia. Di età compresa tra 65 e 79 anni, i partecipanti sono stati divisi in due gruppi: uno ha seguito una dieta mediterranea, aumentando l’apporto di frutta, verdura, noci, cereali non raffinati, olio d’oliva e pesce, consumando piccole quantità di latticini e carne e bevendo alcol con moderazione, l’altro no.

Dopo un periodo di 12 mesi è emerso che la dieta non ha avuto un impatto visibile sui partecipanti con una densità ossea normale, ma su quelli con osteoporosi. Nelle persone del gruppo cosiddetto di controllo si è continuata ad osservare una normale diminuzione correlata all’età della densità ossea, ma in coloro che avevano seguito la dieta vi è stato un aumento della densità ossea in una parte del corpo, il collo del femore, delicata per l’osteoporosi poiché la perdita di tessuto osseo nel collo del femore è spesso la causa della frattura dell’anca, che è frequente negli anziani.


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Oltre a prevenire malattie cardiache, diabete e cancro, la dieta mediterranea è un vero e proprio elisir di salute per le donne in menopausa. Sembra esser legata infatti anche a una maggiore massa muscolare e densità ossea, può quindi essere «un’utile strategia non medica per la prevenzione dell’osteoporosi e delle fratture»

Sono queste le conclusioni di un nuovo studio presentato all’ENDO 2018, il 100/mo incontro annuale della Endocrine Society in corso a Chicago. Tanta frutta e verdura, cereali, olio d’oliva e semi; moderata assunzione di pesce; basso consumo di latticini e carni rosse; bere regolarmente, ma moderatamente, vino rosso.

Questi i capisaldi della dieta più famosa al mondo e più amata dai medici. Pochi studi, tuttavia, ne hanno dimostrato gli effetti sulla composizione corporea dopo la menopausa, periodo della vita della donna in cui il calo di estrogeni accelera la perdita di massa ossea e riduce la massa muscolare, aumentando il rischio di fratture e peggiorando la qualità di vita. I ricercatori della Universidade Federal do Rio Grande do Sul in Brasile hanno reclutato 103 donne sane con un’età media di 55 anni e andate in menopausa 5,5 anni prima, in media.

Tutte sono state sottoposte a esami per valutare la densità minerale ossea e la massa muscolare scheletrica. Quindi hanno anche compilato un questionario alimentare su ciò che avevano mangiato nel mese precedente. Ne è emerso che una migliore aderenza alla dieta mediterranea era significativamente associata con maggiore densità minerale ossea misurata alla colonna lombare e con una maggiore massa muscolare. Questa associazione, era indipendente dall’uso di terapia ormonale o dal livello di attività fisica.

«La dieta mediterranea potrebbe favorire il mantenimento della massa ossea e di quella muscolare grazie all’effetto protettivo di sostanze antiossidanti e antinfiammatorie di cui è ricca», spiega il presidente della Società Italiana di Geriatria e Gerontologia (Sigg) Raffaele Antonelli Incalzi.

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Seguire una dieta mediterranea ricca di frutta, verdura, cereali integrali e noci può aiutare a contrastare il rischio di fragilità negli anziani.

È quanto emerge dalla ricerca dello University College London, pubblicata sulla rivista Journal of the American Geriatrics Society.

I risultati suggeriscono che una dieta che privilegia alimenti a base vegetale e quantità da basse a moderate di pesce e pollame aiuta a mantenere le persone sane e indipendenti con l’età. Questo tipo di dieta è basata su modelli alimentari tipici della Grecia e del Sud Italia negli anni ’60.

Lo studio è una metanalisi di quattro ricerche precedenti, che hanno coinvolto complessivamente 5789 persone con più di 60 anni che vivevano in Francia, Spagna, Italia e Cina. Dall’analisi dei dati, come spiega Kate Walters, una delle autrici dello studio è emerso che «le persone che seguivano una dieta mediterranea avevano in genere meno della metà delle probabilità di sviluppare fragilità per un periodo di quasi quattro anni rispetto a quelle che la seguivano di meno».

La dieta, che comprende anche una quantità di vino da bassa a moderata, è povera di grassi saturi e zuccheri ed è stata associata a molteplici benefici per la salute. Tra questi, minor incidenza di cancro complessiva (e prolungata sopravvivenza), di malattie cardiovascolari, neurodegenerative e diabete.

Ulteriori studi più ampi, secondo i ricercatori, permetteranno di confermare i risultati e chiarire se vi sono degli altri aspetti che possono aver svolto un ruolo protettivo nei confronti dello sviluppo di fragilità con l’avanzare dell’età.

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La dieta mediterranea, insieme con quella anti-ipertensione (Dash), è la migliore per la salute.

A metterne in fila 40, da quelle “classiche” a quelle più di moda, è stata anche quest’anno la rivista statunitense U.S. News and world report, il cui panel di esperti ha decretato l’ex aequo, mentre lo scorso anno era stata quella Dash a prevalere.

Gli esperti hanno dato il loro punteggio alle diete sulla base di diversi parametri, dalla facilità di aderenza alla dieta alla probabilità di perdere peso a breve e lungo termine all’efficacia contro malattie come diabete e problemi cardiovascolari.

Ad ottenere il punteggio più alto, 4,1 su 5, sono state appunto la dieta mediterranea e quella antipertensiva, che ‘spinge’ su frutta e verdura, limitando grassi e zuccheri e tagliando decisamente il sale. Anche in fondo alla classifica, con una votazione di appena 1,9, c’è un pari merito tra la dieta Dukan e quella chetogenica, la prima soprattutto perchè troppo restrittiva mentre la seconda per la difficoltà nel seguire i complicati dettami.

“C’è grande discussione su cosa considerare alimentazione sana – sottolinea David Katz, direttore dello Yale University Prevention Research Center, uno degli esperti del panel -, ma non c’è un solo regime alimentare che va bene per tutti. In ultima analisi la dieta ‘migliore’ è quella che può essere adottata e sostenuta nel tempo”.

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Una dieta in stile mediterraneo, ricca ad esempio di cereali integrali e verdure, può essere efficace come un farmaco nel migliorare i sintomi del reflusso, anzi può agire addirittura meglio dei rimedi più comunemente utilizzati. Basta associarvi anche gli accorgimenti che generalmente vengono indicati per contrastare questo disturbo, come evitare caffè, tè, cioccolato, alimenti grassi e fritti, cibi piccanti e alcol.

Emerge da una ricerca del Northwell Health’s Feinstein Institute for Medical Research e del New York Medical College, pubblicata su JAMA Otolaryngology Head Neck Surgery.

Gli studiosi hanno preso in esame 184 persone con reflusso laringo-faringeo, dividendole in due gruppi: il primo, seguito dal 2010 al 2012, era costituito da 85 persone ed è stato sottoposto a un trattamento standard e a precauzioni abituali per contrastare i sintomi, il secondo, seguito invece dal 2013 al 2015, era formato da 99 persone che hanno seguito una dieta al 90% vegetale, in stile mediterraneo, oltre alle precauzioni contro il reflusso e un’acqua alcalina, con un ph alto.

Dopo controlli semestrali la percentuale di pazienti che aveva raggiunto una riduzione di sei punti in una scala apposita per il reflusso era di oltre il 62% in chi aveva seguito la dieta e del 54% in chi invece aveva preso i farmaci,anche se dal punto di vista clinico la differenza non era molto rilevante.

Lo stesso regime dietetico ha implicazioni anche per il reflusso gastro-esofageo.

La dieta consigliata dagli studiosi prevede prevalentemente frutta, verdura, cereali e noci con una quasi completa cessazione del consumo di latticini e carni bovine, pollo, pesce, uova e maiale.

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Un italiano su 4 ha il “fegato grasso”, ovvero soffre di “steatosi epatica non alcolica”, una patologia che predispone alle malattie croniche di fegato (fino alla cirrosi) e alle malattie cardiovascolari.

Colpa di diete sbagliate (troppo grasse e piene di zuccheri) e anche degli effetti che questi squilibri alimentari hanno sulla flora intestinale (microbiota).

Si tratta, spiegano in una nota gli esperti della Società Italiana di Gastroenterologia e Endoscopia digestiva (Sige), di una vera e propria epidemia di “fegato grasso” (al momento è la più comune malattia di fegato nel mondo, presente nell’80-90 per cento degli obesi e nel 30-50 per cento dei diabetici).

Il fegato grasso (cioè le cellule epatiche piene di trigliceridi), spiega Antonio Craxì, presidente SIGE, è figlio di dieta esagerata in grassi e calorie, tipica dei regimi dietetici di tipo “occidentale”, che si sono troppo discostati dalle nostre radici alimentari, dal regime dietetico amico della salute per eccellenza, la dieta mediterranea.

Secondo stime americane, entro il 2030 il fegato grasso sarà la principale causa di cirrosi e la prima causa di ricorso al trapianto di fegato, superando le epatopatie croniche da virus dell’epatite B e C (che grazie alle nuove terapie e al vaccino sono destinate a ridursi nel tempo) e la cirrosi alcolica.

Il rimedio è a portata di mano: la dieta mediterranea ci aiuta a “coltivare” una sana flora intestinale e a proteggerci dal fegato grasso.

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