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Uno studio dell’Università di Harvard dimostra che il rischio di un attacco di emicrania aumenta se si consumano tre o più bevande contenenti caffeina al giorno; il consumo di 1-2 bevande al giorno appare invece sicuro nei pazienti affetti da emicrania episodica. L’attacco, associato ad un elevato consumo di caffeina, si scatena il giorno stesso o quello immediatamente successivo. Paradossalmente, ad attacco iniziato, la caffeina può addirittura avere un effetto analgesico.

Uno studio appena pubblicato su American Journal of Medicine ha evidenziato che bere tre o più bevande contenenti caffeina al giorno si associa ad una maggior probabilità che si scateni un attacco di emicrania quello stesso giorno o il successivo, nei pazienti affetti da emicrania episodica. L’associazione tra consumo di caffeina a dosi elevate ed emicrania risulta ancora evidente, anche dopo aver considerato altri possibili trigger quali assunzione di bevande alcoliche, stress, alterazioni del sonno, attività fisica, ciclo mestruale.

“Il nostro studio – commenta Elizabeth Mostofsky, Cardiovascular Epidemiology Research Unit, Beth Israel Deaconess Medical Center e Department of Epidemiology, Harvard T.H. Chan School of Public Health (Boston, USA) – dimostra che consumare fino una o due bevande contenenti caffeina al giorno non si associa alla comparsa di un attacco di emicrania; se si supera tuttavia la soglia delle tre bevande aumentano le possibilità di un attacco”.

Di emicrania soffrono circa 1,04 miliardi di adulti nel mondo e questo ne fa la condizione dolorosa più comune in assoluto. L’emicrania genera costi diretti e indiretti altissimi e determina perdita di produttività.

Si ritiene abitualmente che la caffeina possa scatenare l’attacco di emicrania ma che, somministrata ad attacco in corso, possa alleviarlo (ha cioè anche un effetto analgesico). Mancano tuttavia sufficienti evidenze scientifiche a supporto di queste osservazioni aneddotiche.

Visto l’elevato consumo di caffeina negli USA (si stima che l’87% degli americani consumino bevande con caffeina tutti i giorni, per una media di 193 mg/die), i ricercatori della Harvard University hanno deciso di approfondire la relazione consumo di caffeina-scatenamento di un attacco emicranico. A tale proposito hanno preso in esame 98 adulti affetti da emicrania episodica; ai partecipanti è stato chiesto di compilare dei diari elettronici due volte al giorno per sei settimane consecutive, riferendo del loro consumo di caffeina, di altri elementi di stile di vita, del timing e delle caratteristiche dell’attacco di emicrania.

Lo studio ha analizzato l’incidenza degli attacchi di emicrania per ogni partecipante nei giorni in cui avevano assunto caffeina, rispetto ai giorni di non consumo. In media, ogni soggetto presentava una media di 5 attacchi al mese. Il 66% consumava abitualmente 1-2 bevande con caffeina al giorno, il 12% tre o più al giorno. Nelle sei settimane dello studio, la media degli attacchi di emicrania registrata è stata di 8,4. I partecipanti hanno riferito un’assunzione media di 7,9 bevande con caffeina a settimana.

“Ad oggi – commenta il primo autore dello studio Suzanne M. Bertisch, Division of Sleep and Circadian Disorders, Brigham and Women’s Hospital and Harvard Medical School (Boston, USA) – sono stati realizzati pochi studi prospettici sul rischio immediato di attacco emicranico legato a cambiamenti nell’assunzione giornaliera di bevande contenenti caffeina. In questo, dunque il nostro studio può considerarsi unico, visto che abbiamo catturato informazioni quotidiane dettagliate su caffeina, emicrania ed altri fatti di interesse per ben 6 settimane”.

Gli autori ritengono che sono necessarie ulteriori ricerche per far luce sugli effetti potenziali della caffeina sullo scatenamento di un attacco negli ore successive all’assunzione e per approfondire le interazioni tra sonno, caffeina, stati d’ansia, fattori ambientali ed emicrania.


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Assumere caffeina oltre le dosi consigliate durante la gravidanza, aumenta il rischio di partorire bimbi più piccoli rispetto alle donne che non assumono questa sostanza, presente sia nel caffè, sia nel tè.

Le donne in gravidanza che consumano caffeina – bevendo caffè o tè – partoriscono bambini più piccoli rispetto a quelle che non assumono questa sostanza durante i nove mesi. È quanto emerge da uno studio irlandese.

Lo studio

Il team guidato da Ling-Wei Chen, ricercatore presso lo University College Dublin in Irlanda, ha esaminato 941 coppie madre-figlio nate in Irlanda. Quasi la metà delle madri partecipanti beveva tè, mentre il 40% consumava caffè.

A ogni 100 mg di caffeina assunti quotidianamente durante il primo trimestre di gravidanza, si associava un peso inferiore alla nascita di 72 grammi, nonché un’età gestazionale, una lunghezza alla nascita e una circonferenza della testa significativamente inferiori.

I ricercatori hanno osservato che le partecipanti che avevano assunto la dose più alta di caffeina partorivano bambini che pesavano circa 170 grammi in meno rispetto a quelle che ne avevano consumato il quantitativo minore. Non sono state riscontrate differenze nei risultati in merito alla fonte di caffeina, tè o caffè.

Anche le donne che avevano assunto meno di 200 mg di caffeina, la soglia di sicurezza durante la gravidanza secondo  l’American College of Obstetricians and Gynecologists (Acog), presentavano un rischio significativamente aumentato di parto prematuro o di dare alla luce un bambino sottopeso.

I commenti

“Un elevato consumo di caffeina può determinare una diminuzione del flusso sanguigno nella placenta, che successivamente può influire sulla crescita del feto”, spiega Chen. “Inoltre, la caffeina può attraversare la placenta rapidamente e, poiché la clearance rallenta man mano che va avanti la gravidanza, il suo accumulo può interessare i tessuti fetali”.

Fonte: American Journal of Clinical Nutrition 2018


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Quasi metà degli adolescenti italiani consuma troppa caffeina, con le ragazze che superano i maschi.

Il 76% del campione ha dichiarato di consumare caffeina ogni giorno, con il caffè che è risultata la bevanda prevalente, lo prendono quotidianamente quasi nove studenti su dieci, seguita da soft drink (34,3%) e energy drink (2,3%). In media la quantità di caffeina assunta quotidianamente è risultata di 125,2 milligrammi tra i consumatori abituali, leggermente più alta per le ragazze (126,3 contro 124,1). Il 46% del campione analizzato, sottolineano gli autori, supera la dose massima consigliata a questa età dall’accademia dei pediatri Usa, che è di 100 milligrammi. L’eccesso di questa sostanza, sottolineano gli autori, è legato ad un aumento di nervosismo e agitazione in questa fascia d’età.

«Questi risultati – commenta Angelo Campanozzi, coordinatore dello studio – potrebbero essere usati per mettere in piedi una campagna di sensibilizzazione diretta a ridurre il consumo di caffeina tra gli adolescenti. Le abitudini alimentati sono sviluppate durante l’infanzia e l’adolescenza, e l’educazione ad un consumo limitato di caffeina è cruciale per ridurre possibili comportamenti sbagliati in età adulta».

ANSA


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