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L’Organizzazione mondiale per la sanità pubblica le raccomandazioni sull’attività fisica, comportamento sedentario e sonno per i bambini sotto i 5 anni. “Migliorare l’attività fisica, ridurre il tempo sedentario e garantire un sonno di qualità nei bambini migliorerà la loro salute fisica e mentale e aiuterà a prevenire l’obesità infantile e le malattie associate più avanti nella vita”.

“I bambini sotto i cinque anni devono trascorrere meno tempo seduti a guardare gli schermi, devono dormire meglio e avere più tempo per giocare se vogliono crescere sani”. È questo il messaggio lanciato dall’Oms nelle sue nuove linee guida sull’attività fisica, comportamento sedentario e sonno per i bambini sotto i 5 anni.

“Raggiungere la salute per tutti significa fare il meglio per la salute fin dall’inizio della vita delle persone”, afferma il direttore generale dell’OMS, Dr Tedros Adhanom Ghebreyesus. “La prima infanzia è un periodo di rapido sviluppo e un momento in cui i modelli di vita familiare possono essere adattati per guadagnare in salute”.

Le nuove linee guida sono state sviluppate da un gruppo di esperti dell’OMS che hanno valutato gli effetti sui bambini piccoli di un sonno inadeguato e del tempo trascorso seduti a guardare schermi o seduti su seggioloni e passeggini. Inoltre sono state anche esaminati i benefici di un aumento dei livelli di attività fisica.

“Migliorare l’attività fisica, ridurre il tempo sedentario e garantire un sonno di qualità nei bambini migliorerà la loro salute fisica e mentale e aiuterà a prevenire l’obesità infantile e le malattie associate più avanti nella vita”, afferma la dott.ssa Fiona Bull, responsabile del programma di sorveglianza della popolazione della prevenzione delle malattie non trasmissibili, presso l’OMS.

I numeri della sedentarietà.

Il mancato rispetto delle attuali raccomandazioni sull’attività fisica è responsabile di oltre 5 milioni di morti a livello globale ogni anno in tutte le fasce d’età. Attualmente, oltre il 23% degli adulti e l’80% degli adolescenti non sono sufficientemente attivi fisicamente.

“Quello che dobbiamo veramente fare è riportare il gioco ai bambini”, afferma la dott.ssa Juana Willumsen. “Si tratta di passare dal tempo sedentario al tempo di gioco, proteggendo al contempo il sonno”.

L’Oms rileva come “lo schema dell’attività complessiva nelle 24 ore è fondamentale: sostituire il tempo prolungato davanti allo schermo con un gioco più attivo o sedentario, assicurandosi che i bambini piccoli ricevano abbastanza sonno di buona qualità. Il tempo sedentario di qualità trascorso in attività interattive non basate sullo schermo con un caregiver, come lettura, narrazione, canto e puzzle, è molto importante per lo sviluppo del bambino”.

Raccomandazioni per i neonati (meno di 1 anno) che dovrebbero:

Essere fisicamente attivi più volte al giorno in vari modi, in particolare attraverso il gioco interattivo basato sul pavimento. Per coloro che non sono ancora in movimento, questo include almeno 30 minuti in posizione prona.

Non essere fermati per più di 1 ora alla volta (ad esempio carrozzine/passeggini, seggioloni o cinghie sulla schiena di un caregiver). Quando si è seduti, incoraggiare la lettura e la narrazione con un caregiver.

Avere 14-17 ore (0-3 mesi di età) o 12-16 ore (4-11 mesi di età) di sonno di buona qualità, compresi i sonnellini.

I bambini di età compresa tra 1 e 2 anni devono:

Trascorrere almeno 180 minuti svolgendo vari tipi di attività fisica a qualsiasi intensità, compresa l’attività fisica di intensità da moderata a intensa, diffusa durante il giorno.

Non restare per più di 1 ora alla volta (ad esempio, carrozzine/passeggini, seggioloni o cinturino sulla schiena di un caregiver) o rimanere seduti per lunghi periodi di tempo. Per i bambini di un anno, il tempo davanti allo schermo (come guardare la TV o i video, giocare ai videogiochi) non è raccomandato. Per quelli di 2 anni, il tempo di schermo sedentario non dovrebbe essere superiore a 1 ora (meno è meglio). Quando si è seduti, si incoraggia la lettura e la narrazione con un caregiver.

Avere 11-14 ore di sonno di buona qualità, compresi i sonnellini, con il sonno regolare e i tempi di sveglia.

I bambini di 3-4 anni dovrebbero:

Trascorrere almeno 180 minuti svolgendo vari tipi di attività fisiche a qualsiasi intensità, di cui almeno 60 minuti di attività fisica di intensità moderata-intensa, diffusa durante il giorno.

Non essere fermi per più di 1 ora alla volta (ad es. Carrozzelle/passeggini) o rimanere seduto per lunghi periodi di tempo. Il tempo davanti allo schermo non dovrebbe essere superiore a 1 ora (meno è meglio). Quando si è seduti, incoraggiare la lettura e la narrazione con un caregiver.

Avere 10-13 ore di sonno di buona qualità, che possono includere un pisolino, con il sonno regolare e i tempi di sveglia.


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Secondo i dati della Società italiana di pediatria, il 25% dei bambini al di sotto dei 5 anni soffre di disturbi del sonno e dopo i 6 anni e fino all’adolescenza la percentuale si attesta intorno al 10-12%.  Le cause, oltre a quelle organiche e genetiche, sono riconducibili anche ad una cattiva alimentazione, al cosleeping e non di meno ai sintomi nevrotici e/o depressive delle mamme (38%) e a sentimenti ambivalenti nei confronti dei bambini (85%).

Rispetto a cento anni fa i bambini nel mondo occidentale dormono in media 2 ore in meno. Le cause principali? I ritmi frenetici, l’aumento delle luci artificiali e l’utilizzo sempre più precoce degli strumenti elettronici hanno causato una discordanza tra quello che dovrebbe essere il ritmo sonno-veglia naturale del bambino e le esigenze sociali. I disturbi del sonno, aumentati soprattutto negli ultimi 20 -30 anni, possono avere effetti negativi sulla salute e sulla qualità della vita del bambino ma anche dei genitori. Non stupisce, quindi, che siano uno dei principali fattori di ansia per mamme e papà e uno dei motivi più frequenti di visita dal pediatra o neuropsichiatra infantile.

Ma cosa si intende per disturbi del sonno nel bambino? I più comuni sono insonnia (20-30%), parasonnie (25%), disturbi del ritmo circadiano (7%), disturbi respiratori del sonno (2-3%), disturbi del movimento legati al sonno (1-2%), ipersonnie (0,01-0,20%). “I disturbi del sonno nel bambino si possono manifestare a diverse età – sottolinea il Dr. Marco Angriman, neuropsichiatra infantile, Servizio di Neurologia e Neuroriabilitazione per l’età evolutiva, Ospedale Centrale di Bolzano – nella prima infanzia predominano difficoltà di addormentamento e risvegli frequenti, parasonnie (ad esempio pavor notturno o risvegli confusionali) o i disturbi respiratori del sonno (ad esempio sindrome delle apnee ostruttive), mentre nelle età successive possono comparire con maggiore frequenza  disturbi del ritmo circadiano e disturbi del movimento correlati al sonno, e soprattutto in adolescenza, disturbi legati alla scarsa igiene del sonno, favoriti dagli stili di vita scorretti”.

Le cause dei disturbi del sonno nel bambino possono derivare da molteplici fattori, da cause organiche a una cattiva igiene del sonno. Tra le prime hanno un ruolo importante i fattori genetici (studi sui gemelli e sulla familiarità hanno dimostrato, per esempio, una forte influenza genetica nell’insonnia) e l’ordine di nascita: alcuni studi riportano una maggiore frequenza di insonnia nei primogeniti e nei figli unici. Anche un’eventuale depressione materna può essere all’origine di una insonnia in un bambino: il 38% delle madri dei bambini che hanno difficoltà a dormire ha sintomi nevrotici e/o depressivi, l’85% sentimenti ambivalenti nei confronti del bambino.

Gli errori di comportamento dei genitori possono, invece, manifestarsi durante i risvegli, tra questi la tendenza, per esempio, ad accorrere subito e a prendere in braccio il bambino sia all’addormentamento che durante i risvegli e l’abitudine alla condivisione del letto dei genitori, il cosiddetto cosleeping. Un altro fattore molto importante è la modalità di alimentazione: i risvegli notturni a 6 e a 12 mesi sono più frequenti nei bambini allattati al seno: 52% contro 20% di quelli allattati artificialmente (verosimilmente legato all’allattamento a domanda, più frequente nei bambini allattati al seno).

Le conseguenze di un sonno insufficiente o di cattiva qualità nei bambini “sono molteplici e molto spesso misconosciute” sottolinea Oliviero Bruni, neuropsichiatra infantile, esperto di disturbi del sonno nel bambino. “Infatti, una cattiva qualità del sonno può comportare diversi disturbi che molti non attribuiscono ad una alterazione del sonno:
– ridotte performance scolastiche e problemi di apprendimento: il 28% dei bambini con insufficiente quantità di sonno si addormenta a scuola una volta a settimana; il 22% facendo compiti; il 32% è troppo stanco per fare sport;
– sonnolenza, disattenzione, ridotta memoria di lavoro, scarso controllo impulsi e disregolazione del comportamento;
– rischio traumi accidentali;
– obesità, disturbi metabolici, predisposizione al diabete;
– aumento rischio di sviluppare ADHD, disturbo oppositivo-provocatorio e disturbi depressivi;
– in adolescenza abuso di alcool, cannabis e altre droghe, depressione, intenzioni suicidarie.

Non ultimo è da considerare che il problema del sonno del bambino può avere ripercussioni su tutto l’ambito familiare determinando una scarsa salute fisica e mentale dei genitori, favorendo lo sviluppo di una depressione materna e un notevole stress familiare. E’ infine da considerare che molti casi di abuso al bambino e addirittura di infanticidio sono da attribuire alla deprivazione di sonno dei genitori”.

In occasione del 74° Congresso SIP è stato presentato il Progetto della SICuPP (Società Italiana Cure Primarie Pediatriche) Dormire bene per crescere bene. L’iniziativa è finalizzata ad aumentare le conoscenze dei Pediatri di famiglia affinché possano fornire ai genitori indicazioni utili per favorire una più corretta igiene del sonno dei bambini.

“Molto importante è la prevenzione nel primo anno di vita” – sottolinea Emanuela Malorgio, pediatra di famiglia, esperta di problemi del sonno – “perché le abitudini errate acquisite in questo periodo renderanno più difficile avere un’autonomia di addormentamento anche negli anni successivi. Le tre regole d’oro nel primo anno di vita sono: far dormire il bambino sempre nella stessa stanza adeguatamente preparata, evitando di farlo addormentare in ambienti diversi; rispettare l’orario in cui va a nanna e dai 3-4 mesi di vita (cioè da quando compare la fase di addormentamento) dissociare la fase dell’alimentazione da quella del sonno, che vuol dire staccarlo dal seno o dal biberon quando si sta per addormentare e metterlo sul lettino. Le buone abitudini vanno consolidate durante la crescita”.

Le tecniche comportamentali dovrebbero rimanere la prima linea di trattamento dell’insonnia. Si ricorre, invece, a interventi farmacologici quando queste hanno fallito o se esistono delle difficoltà oggettive per applicarle. Ad oggi non esistono farmaci approvati per l’insonnia in età pediatrica, né dall’FDA né dall’EMA, e i dati in letteratura per valutarne l’efficacia sono carenti, soprattutto per aspetti metodologici.

Le 10 regole per il sonno dei bambini e dei loro genitori

1. Rispettare l’orario della nanna tutte le sere. Abituare il piccolo sin dalla tenera età ad addormentarsi sempre alla stessa ora, adattando i ritmi della famiglia a quelli del bimbo e non viceversa. Le buone abitudini vanno mantenute e consolidate nell’arco della crescita, variandole in base all’età.

2. Far dormire il bambino sempre nello stesso ambiente adeguatamente preparato, con luci soffuse senza device accesi, ed eventualmente con una musica dolce e monotona di sottofondo. Non farlo addormentare in ambienti diversi, come sul divano in sala mentre si guarda la televisione.

3. Dissociare la fase di alimentazione da quella dell’addormentamento. Nei primi due o tre mesi di vita manca la fase di addormentamento, nel senso che non è possibile riconoscerla con precisione. Nei mesi successivi invece appena si notano alcuni segnali è bene metterlo nel lettino.

4. Rispettare l’orario dei pasti durante il giorno. Anche se il bambino va al nido cercare di mantenere gli stessi orari del pranzo, merenda e cena, adeguando i nostri orari ai suoi.

5. Mai usare il tablet o altri dispositivi elettronici dopo cena. Spegnere tutto almeno un’ora prima dell’addormentamento. La luce dei device riduce la produzione della melatonina che favorisce l’addormentamento.Mantenere tutti gli apparecchi elettronici, inclusa la televisione, il computer e il cellulare fuori dalla stanza da letto.

6. Non dare troppo cibo o acqua prima di dormire. Evitare il latte o altri liquidi compresa la camomilla durante i risvegli, preferire piuttosto l’utilizzo di un oggetto consolatorio per riaddormentarsi.

7. Regolare con attenzione l’esposizione alla luce. Per il sonnellino pomeridiano mantenere la luce dell’ambiente; ridurre l’esposizione il più possibile per la notte; potenziare la luce appena svegli. Il nostro ritmo sonno veglia, come quello dei nostri figli, è governato dall’alternanza della luce e del buio.

8. Evitare sostanze eccitanti dopo le ore 16. No a tè, solo deteinato in caso, no a bevande contenenti caffeina e no alla cioccolata.

9. Favorire un’alimentazione equilibrata. Con un adeguato introito di liquidi durante il giorno. Preferire cibi contenenti fibre e carni bianche, pesce azzurro, verdure verdi, legumi e cereali.

10. No ai bambini nel lettone. Abituarli all’autonomia vuol dire anche lasciarli dormire nel proprio ambiente. Nei casi di risveglio, riportarli sempre nel loro lettino. Un metodo che può funzionare è promettere un premio al bambino se non va nel letto dei genitori.


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