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Passa anche dalle 1.200 farmacie private e pubbliche della Toscana la campagna contro l’antibiotico-resistenza che la Regione ha lanciato dal 18 novembre scorso, in concomitanza con la Giornata mondiale degli antibiotici.

La partecipazione avverrà in due fasi: da sabato le farmacie espongono un’infografica realizzata dall’Agenzia regionale di sanità (Ars), che richiama medico, farmacista e cittadino ad alcuni comportamenti “smart” per un uso appropriato degli antibiotici. Al farmacista, in particolare, la locandina ricorda di dispensare questo tipo di farmaci soltanto in presenza di una ricetta, verificare che il paziente sappia come e per quanto assumerli e infine notificare le reazioni avverse.

La seconda fase della campagna, invece, si protrarrà dal 28 al 30 novembre, quando gli assistiti che si presenteranno in farmacia con una prescrizione per antibiotici (bianca o rossa) verranno sottoposti a un breve questionario di tre domande: età, se sanno quando assumere il farmaco e infine se conoscono per quanto si protrae la terapia. Le risposte, registrate e inviate all’Ars, forniranno dati e casistica per uno studio sull’appropriatezza nell’impiego degli antibiotici.

«Si tratta di una campagna ben organizzata e significativa» è il commento del presidente di Federfarma Toscana, Marco Nocentini Mungai (foto) «le farmacie parteciperanno con il massimo impegno».


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Settantacinque anni fa, con il primo paziente salvato dalla penicillina, iniziava l'”era degli antibiotici”. A ricevere il farmaco il 14 marzo del 1942 fu Anne Miller, un’infermiera del Connecticut. La donna si presentò all’ospedale di New Haven con una febbre altissima da diversi giorni per un’infezione da streptococco.

Pur essendo stata scoperta nel 1928 da Fleming, la penicillina era stata usata solo in test su uomini e animali soprattutto in Gran Bretagna, dando risultati non soddisfacenti.

I medici che curavano Miller, dopo aver provato con trasfusioni di sangue e interventi chirurgici, riuscirono a ottenerne un cucchiaio dal governo, metà della scorta presente negli Usa in quel momento, e videro un miglioramento netto già nella notte.

«Pur avendo tutti questi anni di attività la penicillina si usa ancora per alcune malattie – sottolinea Massimo Andreoni, docente di Malattie Infettive dell’università di Tor Vergata di Roma -, anche se con il tempo i germi hanno “imparato” come difendersi. In realtà già all’epoca era chiaro che ciò si sarebbe verificato e sarebbe stato necessario studiare nuove armi».

ANSA


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