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Quello di mangiare di più o di meno se si è stressati, tristi o arrabbiati, è un comportamento che i bambini imparano a casa.

Il rapporto emotivo con il cibo, in altre parole, più che genetico, sarebbe conseguenza delle abitudini e dei comportamenti che i genitori adottano con i propri figli, ad esempio dandogli da mangiare il loro cibo preferito per calmarli quando sono agitati.

E’ la conclusione di uno studio dello University College di Londra pubblicato sulla rivista Pediatric Obesity. La ricerca è stata condotta su circa 400 coppie di gemelli, omo ed eterozigoti, di 4 anni di età, metà dei quali con genitori obesi, e l’altra metà con genitori dal peso sano. I genitori dovevano rispondere se i figli mangiavano di più quando arrabbiati o di meno se tristi.

I ricercatori hanno poi confrontato le risposte e hanno visto che c’erano pochissime differenze tra gemelli identici e non. Ciò indicherebbe, secondo loro, che la causa principale sarebbe l’ambiente casalingo più che l’influenza dei geni, al contrario di quanto sostenuto da precedenti studi. Quello di mangiare in modo emotivo, anche se non ereditata geneticamente, è un’abitudine che si può trasmettere da una generazione all’altra.

«Mangiare in modo emotivo indica una relazione non sana con il cibo – commenta Clare Llewellyn, coordinatrice dello studio – I genitori, anziché trovare strategie più positive per gestire le emozioni dei figli, usano il cibo». La tendenza a mangiare di più in risposta ad un’emozione negativa può essere un fattore di rischio per lo sviluppo dell’obesità, e avere un ruolo importante anche per disturbi alimentari come l’anoressia o il disturbo da binge-eating.

Il consiglio ai genitori, conclude la ricercatrice, è di non usare il cibo per calmare i figli. «Meglio farli sedere – conclude – e parlargli su come si sentono, e se sono piccoli, abbracciarli».


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Pesce una volta a settimana nel piatto dei più piccoli migliora il sonno e potrebbe aumentare il quoziente intellettivo dei bambini.

Lo rivela una ricerca svolta presso la University of Pennsylvania e pubblicata questa settimana sulla rivista edita da Nature “Scientific Reports”.

In passato diversi studi hanno collegato la carenza di sonno a minori capacità cognitive nei bambini, nonché a disturbi anti-sociali. Altri studi hanno collegato il consumo di grassi omega-3, di cui è ricco il pesce, a migliore qualità del sonno e miglioramento dei disturbi anti-sociali.

I ricercatori Usa in questo studio hanno voluto vedere se in qualche modo il pesce – proprio perché ricco di omega-3 – potesse rappresentare un fattore nutrizionale chiave per migliorare sonno e capacità mentali del bambino.

La ricerca ha coinvolto 541 bambini di 9-11 anni in Cina, il 54% dei quali maschi. I bambini hanno compilato questionari alimentari per valutare la frequenza di consumo del pesce. I piccoli dovevano dire quante volte mangiassero il pesce, da circa una volta a settimana a mai o quasi mai. I rispettivi genitori nel frattempo hanno compilato un altro questionario, sulla qualità del sonno dei loro bambini, rispondendo a domande su durata del sonno, frequenza dei risvegli notturni, sonnolenza diurna. Infine i bambini sono stati sottoposti a un test classico per misurare il quoziente intellettivo.

Ebbene, è emerso che i bimbi che dichiaravano di mangiare pesce almeno una volta a settimana (a parità di altri fattori influenti quali condizioni socioeconomiche della famiglia e livello di istruzione dei genitori) dormivano meglio e avevano in media 4,9 punti in più di quoziente intellettivo rispetto ai coetanei che non consumavano quasi mai il pesce.

Secondo i ricercatori il nesso tra consumo di pesce e intelligenza passa proprio per gli effetti positivi esercitati dal consumo di questo alimento sul sonno che contribuirebbe, quindi, (attraverso il suo contenuto in omega-3) a un migliore sviluppo cognitivo.

ANSA


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Se i piatti a base di verdure hanno nomi “seduttivi” gli adulti tendono a mangiarne di più, anche se poi la pietanza servita è la stessa.

Il “trucco” per aumentare il consumo è stato scoperto da uno studio della Stanford university pubblicato da Jama Internal Medicine.

L’esperimento si è svolto in una delle caffetterie dell’università, con circa 600 clienti al giorno, durante la stagione autunnale. Ogni giorno lo stesso piatto a base di verdure veniva proposto con un nome “basic”, come ad esempio “carota”, oppure “salutare restrittivo”, come “carote con condimento al limone senza zucchero”, “salutare positivo”, come “carote e limone smart con vitamina C” o “seducente”, come “carote attorcigliate glassate al lime”.

Al termine dell’esperimento si è visto che il nome accattivante portava a un consumo maggiore del 25% rispetto a quello “basic”, maggiore del 41% rispetto a quello “salutare restrittivo” e del 35% rispetto al “salutare positivo”.

La tendenza, spiega lo studio, si è ripetuta per tutte le verdure scelte, dalle “rape dinamite” ai “fagioli frizzanti”. «Il fenomeno si spiega se si pensa alla psicologia della scelta del cibo» scrivono gli autori «gli studi mostrano che quando le persone fanno una scelta sul cibo sono motivate soprattutto dal gusto, e tendono a giudicare le opzioni più salutari come meno gustose».

ANSA


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La colazione è un pasto amico del cuore. Chi la fa regolarmente ha livelli di colesterolo e pressione – due fattori di rischio per lo sviluppo di malattie cardiache – più bassi, mentre chi la salta è più soggetto al rischio di obesità e diabete.

A evidenziarlo l’American Heart Association, in una dichiarazione scientifica sulla rivista Circulation. Secondo gli studiosi, guidati dalla dottoressa Marie-Pierre St-Onge, della Columbia University di New York, è importante per la salute del cuore pianificare i pasti dando loro una regolarità, così come gli spuntini.

“Il consiglio è di mangiare consapevolmente, prestando attenzione alla pianificazione sia di ciò che si mangia che di quando lo so fa, per combattere la fame nervosa – spiega St-Onge – in molte persone si riscontra che le emozioni possono innescare il desiderio di mangiare quando non si è affamati, cosa che spesso porta a ingerire troppe calorie da alimenti che hanno un basso valore nutrizionale”.

Il momento del giorno in cui si consumano i pasti è cruciale. Secondo gli studiosi assumere più calorie nella prima parte della giornata e meno di sera può infatti avere effetti positivi per il diabete e le malattie cardiovascolari.

Anche quello che si mangia è comunque importante: sì a frutta, verdura, cereali integrali, latticini a basso contenuto di grassi, pollame e pesce, mentre è meglio limitare carne rossa, sale e alimenti ad alto contenuto di zuccheri aggiunti.

ANSA


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Inizia il ciclo di incontri su salute e sport, organizzato dalla Farmacia Serafini e dall’associazione New Volley Fucecchio, intitolato Salute in movimento.

Questa volta parliamo di corretta alimentazione e corretti stili di vita.

Insieme a professionisti della salute, in modo semplice ed interattivo, scopriremo che non è poi così difficile stare bene…

Se tieni alla tua salute, non mancare!!!


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