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Dal 4 marzo è in corso la settimana mondiale per la riduzione del sale promossa dalla World Action on Salt & Health (WASH). Tra i consigli per ridurre il consumo di sale a meno di 5 grammi al giorno, così come raccomandato dall’Oms, l’uso di erbe, spezie e agrumi per insaporire il cibo al posto del sale e controllo delle etichette dei prodotti che acquistiamo.

Dal 4 al 10 marzo si svolge la Settimana mondiale di sensibilizzazione per la riduzione del consumo alimentare di sale, promossa dalla World Action on Salt & Health (WASH), Associazione con partner in 100 Paesi dei diversi continenti istituita nel 2005 per migliorare la salute delle popolazioni attraverso la graduale riduzione dell’introito di sodio”. A darne notizia, un comunicato del Ministero della Salute.

“Obiettivo di WASH – si legge nella nota – è quello di incoraggiare le aziende alimentari multinazionali a ridurre il sale nei loro prodotti e a sensibilizzare i Governi sulla necessità di una ampia strategia di popolazione per la riduzione del consumo alimentare di sale.

Un consumo eccessivo di sale determina, infatti, un aumento della pressione arteriosa, con conseguente aumento del rischio di insorgenza di gravi patologie cardio-cerebrovascolari correlate all’ipertensione arteriosa, quali infarto del miocardio e ictus cerebrale. L’introito di sale è stato, inoltre, associato anche ad altre malattie cronico-degenerative, quali tumori dell’apparato digerente, in particolare quelli dello stomaco, osteoporosi e malattie renali.

La settimana mondiale 2019, dedicata al tema Let’s take salt off the menu (togliamo il sale dai menù), mira anche quest’anno a promuovere l’azione degli Stati e a sensibilizzare l’opinione pubblica, ricordando gli effetti nocivi del consumo eccessivo di sale e incoraggiando la popolazione ad apportare modifiche alle abitudini alimentari e di acquisto”.

Le 5 azioni di WASH per ridurre il consumo di sale

L’ambizioso obiettivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) – spiega la nota – è ridurre del 30% l’introito di sale entro il 2025, per questo WASH ricorda 5 azioni concrete per ridurre il consumo di sale a meno di 5 grammi al giorno, così come raccomandato dall’Oms:
– usa erbe, spezie, aglio e agrumi al posto del sale per aggiungere sapore al tuo cibo;
– scola e risciacqua verdure e legumi in scatola e mangia più frutta e verdura fresca;
– controlla le etichette prima di acquistare per aiutarti a scegliere prodotti alimentari meno salati;
– usa gradualmente meno sale nelle tue ricette preferite – le tue papille gustative si adatteranno;
– togli dalla tavola sale e salse salate in modo che i più giovani della famiglia non si abituino ad aggiungere il sale.


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Il sale consumato a tavola potrebbe aumentare il rischio sia di diabete di tipo 2, sia di una forma meno diffusa di diabete che si chiama LADA (diabete autoimmune latente degli adulti) e somiglia per certi aspetti al diabete giovanile (di tipo 1 o insulino-dipendente) ma colpisce gli adulti e compare molto lentamente.

Secondo uno studio presentato al congresso dei diabetologi europei a Lisbona, il “presunto colpevole” è il sodio contenuto nel sale che usiamo a tavola e che è contenuto già in molti cibi; il sodio rappresenta il 40% del peso del sale stesso. La ricerca è stata condotta presso l’Istituto Karolinska di Stoccolma.

Il sale da cucina è il cloruro di sodio e il quantitativo in sodio in un grammo di sale è 0,4 grammi. L’Oms raccomanda un consumo giornaliero di sale inferiore ai 5 grammi. Gli esperti hanno confrontato il consumo di sale di pazienti (355 con LADA e 1136 con diabete 2) e soggetti sani di controllo (1379) e visto che chi consuma tanto sodio (2,9 grammi al dì che corrispondono a ben 7,3 grammi di sale al giorno) ha un rischio di ammalarsi di diabete 2 del 72% maggiore rispetto a chi consuma poco sodio (consumo/dì inferiore a 2,3 grammi di sodio pari a un consumo di sale inferiore a 6 grammi al giorno).

Per quanto riguarda il diabete autoimmune degli adulti il rischio legato al consumo di sodio è ancora più rilevante: chi consuma tanto sodio ha un rischio triplo di ammalarsi rispetto a chi ne consuma poco.

ANSA


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Non solo attenzione al sale. Per far scendere la pressione anche i livello di potassio devono essere adeguati e consumare cibi che ne sono ricchi, come avocado, spinaci, patate dolci, fagioli, banane e persino caffè può aiutare.

E’ quanto emerge da una ricerca della Keck School of Medicine della University of Southern California, pubblicata su American Journal of Physiology – Endocrinology and Metabolism.

Per arrivare a questo risultato sono stati revisionati studi precedenti che avevano come focus gli effetti del potassio e del sodio nella dieta sull’ipertensione. «Diminuire l’apporto di sodio è un modo ben consolidato per abbassare la pressione sanguigna»- evidenzia Alicia A. McDonough, autrice della ricerca – «ma l’evidenza suggerisce che aumentando il potassio nella dieta si può avere un effetto altrettanto importante sull’ipertensione».

«Nella tipica dieta occidentale – aggiunge – l’apporto di sodio è alto e l’assunzione di potassio è bassa. Questo aumenta notevolmente la probabilità di sviluppare pressione alta». Secondo la studiosa quando il potassio è basso, per bilanciare si utilizza la ritenzione di sodio per trattenerlo, che è come seguire una dieta ad alto contenuto di sale.

ANSA


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