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Tv accesa e pasti non preparati a casa. Un binomio da evitare se si vuole mantenere la linea.

Gli adulti che non guardano la tv durante i pasti e mangiano cibo per lo più cucinato in casa, hanno molte meno probabilità di altri di essere obesi. La conferma arriva da un recente studio condotto negli USA. Già diversi studi avevano messo in evidenza come il consumo dei pasti in famiglia siano correlati a un rischio minore di obesità. I 12.000 partecipanti a quest’ultimo studio, tutti residenti in Ohio, hanno fatto registrare l’importanza di un altro aspetto nella riduzione rischio di obesità, a prescindere dalla consumazione o meno del pasto in famiglia: la televisione spenta.

Il team di ricerca ha analizzato i dati di 12.842 adulti che avevano consumato almeno un pasto in famiglia la settimana precedente lo studio. Circa un terzo aveva un indice di massa corporea di 30 o più. I partecipanti hanno poi risposto a domande sulle loro abitudini: quanto spesso consumassero i pasti a casa con la propria famiglia, quanto spesso guardassero la tv durante i pasti e se i pasti stessi fossero stati preparati in casa. Nel complesso, il 52% degli intervistati aveva mangiato pasti in famiglia per sei o sette giorni alla settimana, il 35% lo aveva fatto un giorno sì e uno no e il 13% solo uno o due giorni.

Circa un terzo degli adulti aveva guardato la tv durante la maggior parte dei pasti in famiglia, mentre un altro 36% non lo aveva fatto. Per il 62% degli adulti tutti i pasti consumati in famiglia erano cucinati in casa. I ricercatori hanno rilevato che il numero di pasti consumati con la loro famiglia non era correlato alla probabilità di essere obesi.

Gli adulti che cucinavano e consumavano in casa tutti i loro pasti avevano tuttavia il 26% di probabilità in meno di essere obesi rispetto a chi faceva diversamente.

Le persone che guardavano la televisione durante i pasti presentavano una probabilità inferiore del 37%  di essere obesi rispetto a quelli che guardavano sempre la TV.


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I ricercatori della Harvard University di Boston hanno verificato il rischio di obesità in relazione al tempo trascorso sia davanti allo schermo della TV che a schermi più piccoli su un campione rappresentativo a livello nazionale di 24.800 bambini e ragazzi dai 9 ai 12 anni. Dai risultati è emerso che l’abitudine di trascorrere almeno 5 ore al giorno alla TV ha aumentato del 78% le probabilità di obesità.

Non è una novità il fatto che trascorrere troppo tempo davanti alla TV possa costituire un fattore di rischio notevole per l’insorgenza di obesità, specie per bambini e ragazzi che, proprio durante le ore trascorse davanti allo schermo, sono propensi a consumare maggiori quantità di cibo spazzatura e di bevande gasate e zuccherate.

Partendo da queste premesse Erica Kenney, che si occupa di salute pubblica presso la Harvard University di Boston, ha voluto verificare il rischio di obesità in relazione al tempo trascorso sia davanti allo schermo della TV che a schermi più piccoli come quelli di pc, tablet, smartphone e console. Kenney e colleghi hanno esaminato i dati di diverse indagini raccolti nel 2013 e nel 2015 relativi ad un campione rappresentativo a livello nazionale di 24.800 bambini e ragazzi dai 9 ai 12 anni.

Per prima cosa i ricercatori hanno evidenziato che il 17% dei ragazzi ha affermato di aver guardato la TV durante la settimana, e il 7,8% hanno dichiarato di aver trascorso davanti alla TV più di 5 ore al giorno. Inoltre, circa 1 su 5 ha detto di aver trascorso almeno cinque ore al giorno durante la settimana davanti a schermi più piccoli. L’indagine richiedeva anche di riportare il proprio peso e l’altezza e i consumi di bevande gasate e zuccherate: più del 25% e circa dei ragazzi e il 20% delle ragazze ha riferito di consumare almeno una bevanda gasata tipo “soda” o altre bevande zuccherate, ogni giorno. E ancora, circa due terzi dei ragazzi e tre quarti delle ragazze partecipanti, hanno dichiarato di non fare attività fisica quotidiana.

E’ emerso complessivamente che il 14% dei ragazzi partecipanti erano obesi. Dopo un aggiustamento per età, sesso, razza ed etnia e di nuovo per l’utilizzo di piccoli schermi, la visione della TV è stato associata a probabilità significativamente più elevate di consumare una o più bevande zuccherate e ad un aumento del rischio di obesità. Contemporaneamente, un tempo maggiore trascorso davanti a schermi più piccoli era indipendentemente legato a maggiori probabilità di dormire meno del dovuto, di bere bevande zuccherate e di maggiore sedentarietà.

Le evidenze
I ricercatori hanno precisato che – nel confronto con i ragazzi che non stavano troppo a lungo davanti al televisore – in questo studio l’abitudine di trascorrere almeno 5 ore al giorno alla TV ha aumentato del 78% le probabilità di obesità. Per quanto riguardava, invece, l’uso quotidiano protratto di altri schermi, si è visto che era legato a un rischio di obesità maggiore del 43%. Kenne, ha sottolineato quanto lo scenario sia cambiato ultimamente, data la grande diffusione più recente dei dispositivi elettronici con schermi più piccoli di quello televisivo.

Fonte: J Pediatr 2016


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Meglio stare attenti al peso in adolescenza. Un indice di massa corporea (Bmi) alto in questa fase della vita può incidere negativamente sulle funzioni cognitive future, anche se poi magari si dimagrisce.

È quanto emerge da uno studio della Hebrew University-Hadassah Braun School of Public Health and Community Medicine, in Israele, pubblicato sulla rivista Journal of Alzheimer’s Disease.

I ricercatori hanno utilizzato dati di peso e altezza di 507 persone monitorate per oltre 33 anni a partire dall’età di 17. Tra i 48 e i 52 anni gli studiosi hanno sottoposto i partecipanti allo studio a una valutazione cognitiva computerizzata, mentre con diversi metodi è stata valutata la posizione socio-economica. «Abbiamo scoperto che un più alto indice di massa corporea nella tarda adolescenza e che continua sul lungo termine prediceva funzioni cognitive peggiori più tardi nella vita- spiega Jeremy Kark, autore principale della ricerca – è importante sottolineare che questo studio dimostra che l’impatto dell’obesità sulle funzioni cognitive nella mezza età può già cominciare nell’adolescenza, indipendentemente dalle variazioni di Bmi nel corso della vita adulta».

Un elemento protettivo sembra rappresentato da un buono status socio-economico dei ragazzi e dall’altezza, che sembra essere associata a migliori funzioni cognitive.

ANSA


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